giovedì 8 aprile 2010

Urga territorio d'amore


Per ordine. Atteniamoci alla recensione del Dizionario dei Film Morandini.


Un camionista russo rimane in panne nella steppa e viene ospitato da un pastore mongolo. Per ricambiare la gentilezza, il camionista lo porta con sé in città per aiutarlo ad acquistare i preservativi che gli consentano di controllare nuove nascite in famiglia. Quell'irrequieto talentaccio russo di N. Michalkov torna al cinema 4 anni dopo Oci Ciornie con un film ottimo nella prima ora, dominata dai grandi spazi della steppa mongola, dalla descrizione degli usi e costumi di un piccolo nucleo di vita pastorale, dalla contrapposizione tra la ridondante vitalità slava del russo e la quieta, impenetrabile gentilezza orientale dei suoi ospiti. Poi, con il viaggio nella città vicina, il film s'ingorga, perde ritmo, diventa pedagogico, demagogico e moralistico. Accattivante colonna musicale di Eduard Artemiev. Leone d'oro al Festival di Venezia.



Una sera di un congruo numero di annetti fa, una carissima amica mi propone la visione del suddetto Leone d'Oro in un cineclub. Bueno. Amo il cinema, so why not? Già il fatto che l'ultimo spettacolo iniziasse alle nove di sera doveva significare qualcosa. Saletta praticamente deserta. Magari è roba da palati fini. Ma quello che ricordo, in effetti, è un po' laterale rispetto a quanto si legge nell'illuminata recensione di cui sopra. Parlato in russo, sottotitoli in inglese. Nessun problema. Quando il Morandini accenna al fatto che il film "perda ritmo", il ricordo che emerge prepotente è che durante l'epico viaggio alla caccia del profilattico, c'è un punto in cui, vuoi le ore di guida, vuoi i trecento chilometri di rettilineo su sterrato, il camionista russo e il pastore mongolo si abbioccano pacificamente sul camion in movimento, e alla prima tenue piega finiscono ingloriosamente in uno stagno. Ora, se si addormentano gli attori, figurarsi in sala. Il pastore mongolo in tutto il film avrà avuto circa sei battute, inclusi anche un paio di rutti. Il plot origina dal fatto che il pastore e la moglie (che comunque faceva simpatia infagottata nel suo vestitone) hanno già raggiunto la quota di figli prevista, quindi o si previene o ci si astiene. Ma quello che il Morandini non dice è che all'arrivo nella città (ricco eufemismo) il nostro eroe va in farmacia, è colto da adolescenziale pudore e non trova il coraggio per chiedere i provvidenziali gommini al farmacista. Va al luna park, spende. Torna a casa e dice alla consorte di essere stato derubato. Fine. M'è scappata la sfumatura demagogica. Centodiciotto minuti. Consiglio il noleggio ;)

1 commento:

  1. Ti consiglio il giardino di cemento. Questo in confronto è un film della disney :)

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