martedì 31 agosto 2010

Elogio di Bombolo

Franco Lechner (1932-1987) non era Alberto Sordi, nè Gigi Proietti.
Raccontò una volta di aver scelto il nome Bombolo rifacendosi ad una vecchia canzoncina per bimbi, e sicuramente perchè un nome d'arte così, calato su una fisicità come la sua, era più facile da ricordare rispetto "a quel residuato bellico de cognome che me ritrovo...".

Bombolo era una spalla, non un prim'attore. Tante parti in film di commedia all'italiana degli anni Settanta e Ottanta. I famosi B-Movie, spesso divenuti cult oltre le più rosee aspettative. Dava il suo meglio nel ciclo di film dell'ispettore Giraldi, interpretato da Tomas Milian (con la voce suprema di Ferruccio Amendola).

Uno humour non propriamente intellettuale. La comicità delle torte in faccia, anche con toni talora grevi. Parolacce, storie non impegnative, risate facili. Ma se il cinema italiano rinnegasse questa sua parte non sarebbe onesto.

Ma Bombolo a suo modo aggiungeva una nota poetica, un po' triste nella sua allegria. Probabilmente era il bambino che correva più lento, a cui si facevano sberleffi e dispetti in quantità. Nel tempo ha usato quella sua mimica come caratterista, come mestierante del cinema, di quelli che lavoravano a giornata magari retribuiti col pranzo.

Bombolo non recitava nell'accezione pura del termine. Faceva il verso a se stesso. Il romano un po' volgarotto, bonario, caciarone. Aiutato da un portamento morbido, da una mimica facciale caratteristica e da un tono di voce inconfondibile, è passato alla storia per le pernacchie, gli schiaffoni, le puzze, le parolacce in dialetto, i filmetti scemi. Vogliamo criticarlo, vogliamo comunque appioppargli etichette facili di stereotipo cafone? Liberissimi. Io non lo faccio, semplicemente in nome delle risate che mi ha fatto fare da ragazzino, quando nelle sale di seconda visione o nelle diocesane andavo a vedere quei film anche più di una volta. Non lo critico, in nome di tutti gli sganassoni che prendeva dall'implacabile Tomas Milian e che ogni volta venivano commentati con il suo immortale "Tz! Tz!"

Non ebbe molto rispetto di se stesso, e nel 1987 una cirrosi epatica lo portò via prematuramente.

Ma una nota carina. Ogni tanto, a Prima Porta, passavo davanti alla sua destinazione ultima.
Una targhetta con la sua faccia sorridente, "Ciao Bombolo, core de Roma".
E tanti fiori, sia mazzi interi (magari i suoi familiari) che isolati, forse lasciati da qualcuno che andando a trovare i propri cari, si ricordava anche di lui, di qualche risata strappata per un semplice pernacchio, per una battuta in dialetto...

Non si ride solo con Woody Allen.
E quei filmacci, parolacciari e sempliciotti, alla fine davano un modello molto meno negativo dei panettoni natalizi con cui ogni anno ci ammorbano l'esistenza.

"Ahia ispettò... Ma che c'avete 'na racchetta pe mano?"

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