venerdì 2 aprile 2010

Ponza!

Parafrasando la passeggiata in Vespa di Nanni Moretti per le stradine della Garbatella, se c'è una cosa che mi piace fare è passare una giornata a Ponza... Le isole Pontine sono uno dei gioielli nascosti (nemmeno troppo) del Mediterraneo. Con un po' di buona volontà da Roma può anche essere un'ottima meta per un mordi e fuggi di una sola giornata che alla fine ti lascia esausto ma felice. Negli ultimi anni la giornata a Ponza è diventata una adorabile consuetudine. Partenza da Roma ancora con il buio della notte, quasi apposta, per girare piano per la città completamente deserta. Rotta a sud passando per la Pontina, strada che conosco buca per buca (apposta le prendo tutte...), si passa a Latina a svegliare l'ammiraglio e la coniuge, magari con qualche genere di conforto per la colazione, come buona educazione consiglia. Chiacchiere davanti a un tè con i biscotti, rapido check anche se tanto qualcosa si dimentica sempre. Rotta per San Felice, passando per il porto diretti verso l'aliscafo per Ponza. Con la voglia recondita di essere un ufficiale della Finanza, visto il bendiddio attraccato nei paraggi... Alle 8.30 del mattino inesorabilmente il veloce mette la prua verso le isolette, quindi la puntualità è un must. Biglietti pronti, sacca con pinne e maschera già pluricontrollata. Dopo un'oretta e poco si approda al porticciolo di Ponza, dove l'ammiraglio ha già prenotato diligentemente un gozzetto motorizzato dotato di tendina parasole che può ospitare fino a cinque persone. Va dato atto all'ammiraglio che nel tempo ha decisamente affinato le sue tecniche di guida e che ormai la patente nautica è quasi un pro forma. Come gli facciamo notare con la coniuge, deve migliorare sulla canzone napoletana e poi è perfetto! Ma una volta archiviate le sfumature goliardiche e lasciato il porticciolo alle nostre spalle, il panorama che ci si apre davanti lascia senza parole. Montagne che richiamano enormi torte di crema e panna, un mare a toni di verde e blu quasi violenti nella loro intensità, la sensazione ubriacante di libertà, di non essere vincolati alle spiaggette raggiungibili a piedi, comunque bellissime, dove si starebbe un po' troppo zippati. Anche se ci siamo stati più di una volta, non ci si può annoiare in un posto così. Si trova un posto dove stare ancorati per un po', si indossano pinne e maschera e si entra. Un mare così può essere freddo, bollente, mosso, piatto... poco importa. Appena ci si cala in quel tipo di natura non si fanno troppi sofismi sul resto. Più di una volta mi sono messo ad inseguire meduse iridescenti dai colori irreali, mi sono calato in mezzo a banchi di pesci che neppure mi calcolavano, mi sono immerso a vedere rocce, conchiglie, relitti, tutto quello che puoi fare in sette ore di spasso totale, entrando in grotte con giochi di luce indescrivibili, con la sensazione bellissima di volersi trovare proprio lì in quei momenti. Si rientra a malincuore entro le 17 che l'aliscafo è decisamente svizzero, facendo una gradevolissima oretta di salotto, almeno nei limiti in cui te lo permette la stanchezza, con il sole che ti ha cotto oltre ogni più rosolata aspettativa...
Il rientro in macchina, con un venticello serale ristoratore che entra dai finestrini, migliore di qualsiasi climatizzazione artificiale. Poi si è stanchi davvero.

Con un grazie all'ammiraglio e alla coniuge (che ha anche fatto la foto), senza i quali questo post non sarebbe stato scritto

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