mercoledì 7 aprile 2010

La canzone di Brian

Dal punto di vista personale sento di dovere qualcosa alla storia di Brian Piccolo. Come molti, incappai abbastanza per caso nel bellissimo film La canzone di Brian, interpretato da James Caan. Commovente, perchè lo era la storia originale. Forse quello è stato il quid che mi ha fatto girare la testa da quella parte, il momento in cui ho iniziato a considerare quello sport, quel modo di pensare, quella dedizione verso una causa per cui vale la pena spendersi o provarci. Ho anche pagato il mio prezzo, ma se potessi ricomincerei subito. 


La storia di "Pic" è bellissima, intensa e tragica. Brian Piccolo (1943-1970) era un halfback di buon valore durante il periodo universitario. La sua fibra di uomo si rivelò molto presto. In un periodo in cui negli States l'integrazione razziale era tutto tranne che un processo compiuto, durante una partita di campionato contro Maryland, in una cornice di pubblico difficile, attraversò ostentatamente il terreno di gioco e andò nella panchina avversaria per abbracciare un ragazzo, Daryl Hill, che in quel periodo era l'unico giocatore di colore in quella divisione. 
E zittì il pubblico. 


Nei professionisti non era una stella ma un onesto giocatore di squadra, riserva di una vera e propria superstar, Gale Sayers. E per la prima volta, nei ritiri e nelle trasferte, i Bears misero nella stessa stanza un bianco (Piccolo) e un nero (Sayers). Alla domanducola del solito giornalista sul "cosa si prova ad avere in stanza un nero", Piccolo rispose con un lampo di genio "Va tutto bene fino a che non usa il bagno!".


Nel 1969 Piccolo venne spostato al ruolo di fullback, quindi l'empatia fra lui e Sayers, che si avvaleva del suo lavoro sui blocchi, crebbe sempre di più. Durante la stagione del 1968, Sayers fu vittima di uno di quegli infortuni che di solito stroncano in un attimo la carriera di un corridore, di un elusive back come lui. Causa un placcaggio di Kermit Alexander dei San Francisco 49ers, il suo ginocchio destro fu distrutto. 
Per un corridore i legamenti del ginocchio sono la discriminante fra esserci e non esserci. 
Il verdetto iniziale fu chiarissimo: career ending injury. Ma da quel momento in poi Brian Piccolo si caricò sulle spalle il suo compagno, lo aiutò sia nella riabilitazione che, cosa più importante, nella motivazione: volerci credere ancora e non avere paura. 


Contro ogni logica, dopo un anno Gale Sayers era di nuovo in campo, e Piccolo aveva restituito al football uno dei talenti più grandi della sua epoca. Ma nello stesso 1969, durante la partita contro gli Atlanta Falcons, Piccolo chiese di uscire perchè aveva evidenti difficoltà respiratorie. Appena i medici cercarono di vederci chiaro, il verdetto fu "embrional cell carcinoma". 


Interventi, un polmone asportato, dolori non raccontabili. E a 26 anni le metastasi hanno fretta. Reni, fegato, ovunque. Brian Piccolo muore il 16 giugno del 1970, con Gale Sayers a tenergli la mano insieme ai suoi familiari. Il più grande riconoscimento per un giocatore di football a livello individuale è il ritiro della maglia. E' il segno che per quella squadra il pezzetto di storia che hai scritto resterà lì per sempre. Nessun giocatore dei Chicago Bears indosserà più il numero 41.



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