martedì 20 aprile 2010

Le vite degli altri (reloaded...)


Estraggo dal Morandini qualche linea sul film Le Vite degli Altri

[...] Frutto di quattro anni di ricerche e di lavoro sulla sceneggiatura, questo primo film di un giovane regista dal cognome altisonante (con antenata italiana) è un'opera prismatica e inquietante che potrebbe diventare il modello di un film riuscito a tutti i livelli. [...] Wiesler ha l'incarico di mettere sotto stretta sorveglianza l'inconsapevole Dreyman. Nel pedinarlo e intercettarlo per mesi, il primo comincia a farsi un'idea diversa del regime che serve e delle vite degli altri cui ha legato la sua. Nel frattempo anche l'altro cambia. Epilogo di tristezza emozionante. Girato in 37 giorni nel 2004 in 35 mm. Cinemascope (ARRI-Kodak, fotografia: Hagen Bogdanski) e un anno di postproduzione. [...]

Questo film è un capolavoro, veramente a thing of beauty. Segnalatomi da fonte autorevole. Acquistato il dvd. Visto, apprezzato tantissimo. Il film è bello e toccante, non ci sono altre parole. La visione è consigliata a tutti ma non in momenti di umore triste perchè non aiuta.

Il remake casareccio di cui mi sono ritrovato ad essere involontario protagonista (proprio nei panni dell'agente intercettatore Wiesler) forse non arriva a quelle vette di profondità e di lirismo, ma ha un suo perchè.

Giornata in ufficio come tante. Dopo pranzo, ignaro del fatto che mi attendesse qualche minuto di lavoro come agente della Stasi addetto suo malgrado alle intercettazioni, mi reco dove ci può anche stare che uno si rechi dopo pranzo. In sintesi, ci sono dei momenti in cui un uomo deve rimanere solo. Mi ritiro nel luogo. Dopo poco, sento parlottare fuori dalla mia porticina, ovviamente chiusa (ci mancherebbe). Il tipo (non lo chiamo Dreyman per pietà) bussa. Non rispondo. Scuote la maniglia. E' chiusa, chiaro. Entra nella toilette a fianco e continua una sontuosa litigata telefonica con la sua tipa (forse. Forse non solo sua...). E non proprio sussurrando.

Le cose che avrei poi riportato diligentemente nel brogliaccio da consegnare ai superiori:
1) La tipa è di Fiumicino
2) Diciamo che è in atto un corteggiamento un po' complicato
3) Questa sa farsi rispettare. E ha una vita sociale un po' partecipata, sembrerebbe.
4) Non dò troppe speranze a lui

Questa è la fredda sintesi di quanto ebbi il privilegio di apprendere in quei minuti. Peraltro rimasi pietrificato al mio posto, diciamo così, sia perchè ero un minimo curioso di sapere dove andasse a parare la conversazione, sia perchè avevo paura di incontrare il tipo uscendo dal bagno, cosa che avrebbe provocato un imbarazzo truce, almeno per me.

Andando nel dettaglio, alcune fasi hanno la loro dignità letteraria. La tipa metteva in riga il malcapitato senza problemi, perchè lui alternava salite di tono a mielose correzioni di rotta.
La scena madre... "Ah, perchè tu come lo chiami uno che si presenta da te a Fiumicino alle tre di notte solo per portarti una rosa? E poi c'eri, perchè ho visto la luce accesa".
Calma e gesso. Come lo chiamiamo? A tutta prima mi gioco un bel "Pulciaro!". Una rosa? Hai speso più di carburante, poco ma sicuro. Poi mentalmente pensavo fra me e me che se alle tre di notte la luce era accesa e non rispondeva al citofono, poteva starci che si era addormentata davanti a un bel libro o davanti alla tele, ma poteva pure starci che non dormiva e non poteva rispondere al citofono. Qui non è poi difficile farsi due più due, siamo realisti.
Non sapevo più come fare per trattenermi. E ci ho messo la firma. La conversazione era talmente accesa che lui ha cominciato a farfugliare a monosillabi per un po'. E quando alla fine ha messo giù un ossequioso "Ma tu lo sai in fondo cosa penso di te, vero?", io ho urbanamente chiosato azionando lo sciacquone.

Adesso, nella massima comprensione dei problemi altrui ho solo una domanda che impelle... Ma perchè quello ha fatto l'implicita assunzione che io fossi sordo?

Con delle scuse doverose per il film Le Vite degli altri, che è veramente stupendo.

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