giovedì 7 giugno 2012

Petrolini e la vétrØfanîa

Ogni tanto c'è materia per riflettere sul rapporto fra pubblica amministrazione e cittadinanza, sulla famosa distanza fra le parti che viene occasionalmente presa come spunto da nuovi attori dell'agone politico, ovviamente con pieno diritto.

In effetti a volte traspare una percezione così opposta dei problemi che non è possibile non porsi una lunga serie di domande. Sempre le stesse, peraltro.

L'esempio. 
Abito in una zona bella e vitale, che a breve sarà servita anche dalla nuova metropolitana. In questi giorni hanno aggiunto le immancabili strisce blu per il parcheggio a pagamento.
Alcune osservazioni nel merito... Non voglio discettare sulla giustizia o sull'opportunità della cosa, per i residenti si parcheggia gratuitamente. Solo che è fastidioso che tra maggio e giugno bloccano la sosta per pitturare su interi isolati in una zona dove il parcheggio è già di per sè un furto di tempo fastidiosissimo. E' una ovvia manifestazione di una amministrazione bulimica di tasse, per citare il grandissimo Oscar Giannino, che non rinuncia nemmeno a due mesi di introiti. Se avessero dipinto l'asfalto ad agosto non se ne accorgeva nessuno. E passi.

Una parola sulla pianificazione degli spazi di sosta: ovviamente quelli gratuiti sono disposti per lunghezza, quelli a pagamento sono disposti a spina. Quindi gli spazi gratuiti conterranno circa un terzo dei veicoli, contando anche l'ingombro dei cassoni per i rifiuti. Banale strategia commerciale, anch'essa fastidiosa. Ancora più fastidioso è il fatto che lo spazio per le auto nelle aree di parcheggio a pettine permette a malapena l'apertura degli sportelli. E lì il benedetto popolo si autoregolerà, mi pare ovvio.

Ulteriore approccio discutibile è quello di marcare aree molto estese con segnaletica bianca o gialla che impedirebbe la sosta. Come se le aree di scarico merci avessero un senso in un paese che vive parcheggiato in doppia fila. Tolgono solo spazi utili e saranno immancabile spunto per contravvenzioni non appellabili. Fastidiosissimo.

L'unica cosa fatta bene in tutto questo caos paradossalmente è quella che rivela a fondo la distanza fra sovrano e suddito. I permessi da attaccare sul parabrezza sono stati spediti celermente, non è stato necessario fare file, perdere tempo, onorare iter burocratici di fine ottocento. Ad ogni intestatario di automezzo è stata recapitata a domicilio una letterina che spiegava il funzionamento delle nuove aree di sosta e includeva un oggetto misterioso: la vétrØfanîa (accenti sussiegosi aggiunti da me).

Mi scatta automaticamente il collegamento con la magistrale interpretazione di Nerone fatta da Ettore Petrolini. E' il personaggio giusto per questi spunti: quando ricevette una onorificenza dal regime, esclamò in pubblico un fantastico "Me ne fregio!".

Più bella e più superba che pria! Bravo! Grazie!


VétrØfanîa, appunto, pare pronunciata da Nerone nell'immortale scambio
"Roma rinascerà più bella e più superba che pria..."
"Bravo!"
"Grazie...E' piaciuta questa parola... pria... Il popolo quando sente delle parole difficili si affeziona... Ora gliela ridico... Più bella e più superba che pria"

Certo, mettiamoci nei panni del sovrano: scrivere talloncino adesivo fa troppo figurine Panini. Targhetta? Bollino? No, troppo alla portata di tutti... Insomma come lo chiamamo st'adesivetto demmerda che devono attaccà ar vetro? Eccola là: vétrØfanîa (Bravo! Grazie!)

Che poi ce sta tutta... Vetro è autoesplicativo... Fanìa... fatemi broccolare un po', a nome di chi ha fatto il classico... deriva dal verbo φαίνω, mostrare (come epi-fanìa). Quel verbo lì che ci fece familiarizzare per la prima volta con l'aoristo e altre meraviglie del genere. Che ora deve prestare la sua radice ai parti delle menti burocratiche. 

Se lo sapesse il padre Rocci. Sì, quello der vocabbolario...