giovedì 15 aprile 2010

La speculazione edilizia



Sto rileggendo un libro di Italo Calvino scritto nel 1957 che conserva una attualità quasi contundente. Il titolo, "La speculazione edilizia".
Famigliola della borghesia intellettuale ligure negli anni che precedono il boom che senza averne i presupposti etici, per così dire, si cala nel business immobiliare e ne esce con le ossa rotte per manifesta inadeguatezza nella gestione dei problemi pratici e per l'inevitabile mix di avidità, meschinità e cattiverie interne che emergono quando il soldo è in discussione.

Il libro è interessante, sia per le tipizzazioni fatte sui personaggi che per la riflessione sull'evoluzione delle dinamiche economiche di un paese in un periodo difficile. Il rozzo e scaltro costruttore Caisotti, la segretaria disponibile, i due squinternati fratelli Anfossi, la madre, vecchia professoressa ancora con qualche ideale. Ma oltre alla dignità letteraria in quanto tale (si sta parlando di Calvino) colpisce la facilità con cui la storia narrata si mappa ad una distanza di cinquanta anni. Le figure dei borghesi bene del paese, il notaio, l'avvocato, l'ingegnere. L'avidità e la concretezza del costruttore, il borghese semplice che resta stritolato nell'idea del soldo facile dovuto al mattone. E' la vita di oggi. Si cementa ogni spazio che abbia un senso, a prescindere da vincoli ambientali, presenza di infrastrutture, ipotesi di una minima qualità di vita in quelle unità abitative. Un panorama umano di una desolante veridicità.
Fenomeno molto più italiano di tanti altri. Business facile: il rischio non è il tuo, è l'eredità di povera nonna, tu non hai messo nè sforzo intellettuale (non sia mai) nè sforzo imprenditoriale. Te lo sei ritrovato lì, bella mucca da mungere tutta e subito. Ha valore di mercato x? Beh, proviamo x+20%, perchè tanto quello che mi ricoprirà d'oro lo rivenderà con il suo extramargine che non mi interessa sapere. Oppure vendiamolo con un service di ristrutturazione incluso, che risistemi quanto sia cadente e antiestetico al prezzo che dico io (rigorosamente in nero) in modo da motivare un ulteriore aumento alla folla di potenziali acquirenti che si presenterà non appena il fatidico annuncio dell'attico terrazzatissimo finemente ristrutturato farà la sua apparizione sull'ennesima rivista.

Il tutto in un fiume di cemento, che ormai è l'inchiostro con cui i vincenti stanno scrivendo la storia.

Un grazie a Italo Calvino, per averci risparmiato il terrazzatissimo.

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