giovedì 22 aprile 2010

Last Mile Revolution!

Fra giugno 2000 e gennaio 2001 ho avuto una esperienza lavorativa a dir poco singolare. Tante sfaccettature diverse, ognuna con annessa lezioncina. Il contesto era quello di una nuova azienda di telefonia fissa e servizi internet, la casa madre una finanziaria americana dichiarante la propria mission nelle telecomunicazioni in Europa. Offerta economica molto sopra media e la singolare possibilità di lavorare al centro di Roma, nel rione Regola. Ok, scordarsi l'automobile, ma andare a prendere il caffè a Via Giulia (magari fianco a fianco con Carlo Verdone) aveva il suo appeal. Un paio di volte venni raggiunto anche dalla coniuge, che aveva una supplenza al Virgilio.


Insomma, la location era decisamente irripetibile. Palazzo quattrocentesco, androni affrescati, corrimano delle scale scolpiti e decorati, inquilini nobili. Si pranzava a Campo de' Fiori, riunioni in piazzetta, break lunghi anche a piazza Navona o verso il ghetto. Il paradiso, per chi ama Roma.


I colleghi erano divisi in varie città, dove l'azienda aveva poli di sviluppo (che un catasto poco lungimirante avrebbe definito scantinati) o phone center, e dove cominciava a porre in opera infrastrutture proprie anche per dare servizio all'utenza residenziale, sperabilmente ansiosa di fuggire dal monopolista.


Il gruppetto di colleghi di Roma era composto da persone deliziose, con le quali ci si sente e ci si frequenta ancora, accomunati dalla strana sensazione di essere usciti tutti, chi prima chi dopo, da una vera e propria trappola ben congegnata. Infatti il deus ex machina di tutte le Operations era un personaggio a dir poco singolare. Vero cowboy da piedi sulla scrivania, occasionalmente ripulito in giacca e cravatta. Approccio "Se questa cosa non funziona entro subito, caccio via tutti". Insomma, a dir poco sapeva come mettere pressione. Paradossalmente ho ricavato anche una crescita professionale e personale da quel confronto. Ottenni molto presto il suo rispetto, anche se cominciai a fiutare il bluff dopo un paio di mesi. Pretese tecniche assurde (tutti i servizi su un unico server non ridondato, infrastrutture di rete risibili, completa mancanza di sensibilità su qualsiasi tema di security), comportamento molto spesso oltre le soglie del mobbing, mascherandosi dietro ad una specie di sacro fuoco da pioniere dell'Internet libera. Onestamente imparai un bel po' sia sul mero dato tecnico, che sulla capacità di gestire la pressione e di essere propositivo all'interno della squadra, con un minimo di leadership su quello che gestivo in prima persona. Riuscii ad avere abbastanza presto un'altra offerta che chiaramente accettai, con il rimpianto per il gruppetto di amici che lasciavo in brutte acque. Inevitabile fallimento dopo poco più di un anno, con strascichi legali ancora presenti.


Ma riuscimmo lo stesso a divertirci di brutto, e questo spirito, questo gusto difficile per trovare il lato comico in ogni sfiga, a volte è veramente un'ancora. Personaggi da galleria ce n'erano a pioggia, anche qui. Il "quasi tossico" che a volte si imboscava nel bagno comune dove l'aria rimaneva irrespirabile per un bel po', a meno che non si cercassero esperienze alternative. Il gruppettino di sviluppatori (il contatore alfanumerico!), la varia umanità che abbiamo avuto modo di conoscere, le missioni impossibili portate a casa lavorando di sabato, o di notte.


E la ciliegina sulla torta... Posso dire di aver lavorato nell'unico ISP che a guardia della sala apparati non aveva la vigilanza. C'era la portiera!!!

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