giovedì 4 novembre 2010

Papa Luciani

La figura di Giovanni Paolo I (Albino Luciani, 1912-1978) ha ispirato in molti di noi una simpatia quasi incondizionata, a prescindere dal punto di vista che vogliamo adottare quando esprimiamo le nostre considerazioni sulla figura del pontefice come capo della chiesa cattolica, o sulla chiesa cattolica stessa in quanto tale. Per onestà, il mio è il punto di vista di un agnostico.

Patriarca di Venezia, uomo che intendeva la missione della chiesa come partecipazione vera e viva alla vita della comunità , fu eletto il 26 agosto del 1978 come successore di Paolo VI. Eletto durante la prima giornata di conclave, con una maggioranza rilevantissima.

Giovanni Paolo I rappresentò un passaggio molto breve ma molto significativo fra un papa politico e uno mediatico (che ha cioè inteso utilizzare i mezzi di comunicazione in modo consapevole e collegato all'evoluzione degli stessi).

Il giudizio che ci si può formare su Paolo VI è delicato e non può prescindere da quanto accaduto alla fine del suo pontificato, quando, in palese deroga da ogni orientamento umanitario che si potesse ascrivere alla chiesa e alla figura del pontefice, si rese artefice e protagonista dell'infelicissima supplica alle Brigate Rosse: "Liberate l'onorevole Moro, semplicemente e senza condizioni". Questa frase, come rivelato da più parti, sostanzialmente ratificò il proposito brigatista di uccidere l'ostaggio e a detta di molti fu quasi suggerita da Andreotti. Per Moro fu l'amara constatazione che la linea della fermezza s'era saldata laddove lui confidava che cedesse, e prese malissimo questa uscita di Paolo VI, come ebbe modo di fargli sapere anche tramite una lettera dal carcere.

Giovanni Paolo I mandò da subito segnali di discontinuità. Una chiesa un po' meno turris eburnea e molto più vicina alla vita reale. Abolì l'uso del pluralis maiestatis, abolì la sedia gestatoria. Le quattro udienze del mercoledì erano sempre all'insegna di contenuti originali, esposti con una leggerezza e una familiarità quasi disapprovate dalle gerarchie vaticane, disorientate da questi modi da don Camillo. Ma i contenuti di questi discorsi erano veramente di rottura.
Da Paolo VI recepì e ribadì con forza che "La proprietà privata non è in nessun caso un diritto inalienabile ed assoluto. I popoli della fame interpellano in maniera drammatica i popoli dell'opulenza".
Cercò ovviamente di intervenire in maniera drastica sull'operato di Marcinkus in seno allo IOR, ma non ne ebbe tempo e modo. Paolo VI aveva dato troppa discrezionalità al pio funzionario direttore di banca. Dietro c'erano Calvi, il Banco Ambrosiano e un ammanco di circa un miliardo di dollari (del 1978!!!). La situazione era così compromessa che il Vaticano nel 1984 accettò di pagare un risarcimento di 250 milioni di dollari. E fornì il consueto salvacondotto a Marcinkus.

Sulla morte di Giovanni Paolo I probabilmente la verità non sarà mai accertabile, nell'impossibilità di eseguire un qualsiasi rilievo forense, un esame autoptico. Le evidenze fornite furono lacunose quando non contrastanti. Versioni ufficiali poco attendibili, quasi la necessità di rimuovere un evento così improvviso e drammatico. Vero è che le condizioni di salute di Albino Luciani erano già notoriamente precarie, fino al punto da sollevare in molti robuste perplessità sul perchè fosse stato eletto.

Un uomo di chiesa vero e pulito. E la storia avrebbe poi detto che questa categoria, purtroppo, non è poi così popolata.

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