venerdì 7 maggio 2010

La certosa di Calci


Recentemente abbiamo trascorso un weekend incantevole a Pisa, dove siamo andati a trovare dei carissimi amici. Il weekend è iniziato con una sontuosa cena di pesce a Viareggio venerdì sera, dopo aver posato il bagaglio praticamente senza scendere dall'auto. Sabato mattina passeggiata in Piazza dei Miracoli, per far vedere ai bimbi che la vera torre pendente non è quella del negozio di gomme di Cars...
Sabato pomeriggio siamo andati a visitare la Certosa di Calci.
Nello stesso complesso è stato allestito anche un museo di scienze naturali abbastanza interessante, con tanto di acquari con pesci a dir poco strani ed esposizione di scheletri di balene. Dopo tanta ortopedica magnificenza, ci siamo aggregati ad un gruppetto di quattro o cinque persone che si accingevano a visitare la certosa, accompagnati da colui che a tutti gli effetti era un semplice custode, ma che ci ha regalato un racconto talmente immaginifico, talmente vissuto da lasciarci immersi nella bellezza del posto.
La visita è iniziata dall'officina farmaceutica, dove oltre a mostrarci il gusto squisito del mobilio interno la nostra guida ci faceva anche ragionare sul lavoro di preparazione dei farmaci. Ci ha fatto vedere una bilancia, che non deve esser poi nuovissima, in grado di avvertire sul piattino la presenza di uno scontrino.
Siamo poi entrati nel complesso della certosa vera e propria, partendo dalla chiesa. La prima sosta è stata sul cd. centro mistico, più o meno la X dove scavare quando la nostra vista va alla ricerca di un tesoro. Inizialmente posti di fronte a una statua di un angelo, alcuni metri davanti alla scalinata dell'altare principale, il centro mistico è quel punto in cui poi, almeno per il nome, ci si aspetta che accada qualcosa. Il nostro accompagnatore ci ha fatto fermare. Ha aperto una porta alla nostra destra e una alla nostra sinistra, che schiudevano due corridoi di settantun metri ciascuno, dove il sole inondava il passaggio. Quindi in quel momento eravamo alla giunzione dei bracci di una croce greca, a forma di tau. Girando su noi stessi, sopra i coppi del tetto dell'officina farmaceutica che copriva il resto della visione, si stagliavano in lontananza la torre e il campanile del duomo. Emozionante, con i giochi di luce di mezzo pomeriggio.
La visita è proseguita all'interno del complesso, con sale, ambienti di preghiera, celle dei frati, chiostro.
Pavimentazioni con i giochi prospettici che avrebbe ripreso anche Maurits Cornelis Escher, dipinti che realizzavano deliziose illusioni ottiche sulla profondità delle stanze, scene di refettorio che ruotavano mentre noi percorrevamo la sala camminando, con la meraviglia e le risate dei bimbi, che forse gradivano più quella magnificenza silenziosa che non qualche divertimento massificato...
E il giardino con i limoni, ovviamente non trattati, che mandavano un profumo quasi commovente nella sua autenticità. Effimero come tante cose belle, perchè essendo frutti non trattati, non c'era nulla che conferisse durata, lucentezza, odore artificiale. Ma vero.
E tanti momenti da ricordare, come un bellissimo incipit di Ave Maria con cui la nostra amica ha provato che cosa suprema sia l'acustica di quella chiesa.
E tutti gli accorgimenti utilizzati dai certosini che lì dentro non dovevano far poi una vitaccia (castità a parte, prendendola per buona).
E la bacheca con i compiti che il priore stabiliva per i fratelli (figli della nobiltà cittadina, non dimentichiamo). Rotazione delle celle, degli ambienti di preghiera, del lavoro, fino al taglio dei capelli. Tutto senza profferire verbo, ma con un delizioso sistema di monitoraggio, azzarderei.
Un'immersione in un ambiente unico, due ore fuori dal mondo.
Devo e voglio spendere due parole per la persona che ci ha accompagnato in quel viaggio.
Dal punto di vista delle mansioni, ci ha spiegato di essere semplicemente un custode. Andrà in pensione il prossimo anno, con suo grande dispiacere. "Vivo immerso nel bello, che altro devo chiedere?" ci spiegava con un gradevolissimo accento napoletano che in quel luogo poteva apparire quasi una forzatura, ma che con il passare del tempo ci affabulava tutti con quei racconti, quegli aneddoti e quella passione derivata dall'orgoglio di aver vissuto in un posto così e di averlo capito ed amato.
Ci ha detto che è anche stato rimproverato da qualcuno perchè non limitandosi a dire il nome delle sale e ad aspettare i visitatori ingenerava aspettative non lecite che gli altri non potevano soddisfare. Gentilissimo con tutti noi, sorridente con i bambini a cui ha regalato i limoni veri. Che bella persona.
Scatterebbe quasi un impietoso confronto con gli "impiegati" che hanno interrotto il concerto di archi al pantheon per un extratime di un paio di minuti, facendo sbrigativamente uscire pubblico e artisti...
Per chi volesse approfondire, si può vedere qui e qui.
Ma credetemi, non è la stessa cosa ;)
E un affettuoso grazie ai nostri amici che ci hanno portato lì

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