giovedì 16 settembre 2010

Tracks

Il viaggio in treno mi ha sempre affascinato. Mi farebbe piacere, anche adesso. Pianificazione day-by-day, una relativa lentezza, quel po' di imprevisto, un piccolo numero di persone conosciute, storie raccontate e finite lì con un arrivederci che non si concretizzerà.

Mi è capitato anche di fare viaggi lunghi in treno, a colpi di venti ore. La fase del viaggio che mi affascina di più è l'avvicinamento alla città. Lo sferragliare degli scambi, il rumore del rotabile. Forse perchè distoglie dalla dimensione ovattata, più o meno confortevole, dello scompartimento e riporta verso terra, verso una bella opera di ingegno umano. Fascino della ferrovia, dei trenini con cui hai giocato, da quelli casalinghi a buon prezzo alle locomotive da esposizione, modellini da sogno che costano quanto una berlina di fascia media.

L'Italia è bella, in treno. Giri a Firenze per lavoro, con la segretaria che mi voleva mandare in aereo (fra Roma e Firenze nemmeno metti tutte le marce, su). Santa Maria Novella, e il rumore di ferraglia. Bologna, passeggiata di una giornata con A, in cui sfidai la sorte e salii sulla torre degli Asinelli prima di laurearmi. Ferraglia. E lì anche una sosta per vedere la stazione e cercare di capire, in silenzio. Un weekend a Pisa, e in una anonima stazione urbana di Roma vedo fermo l'Orient Express!!! Milano: intramuscolo di una giornata, svegliandomi alle tre di mattina per star lì a mezzogiorno, e vedere amici e Superbowl incastrando anche bene il tempo. Stazione Centrale. Ferraglia anche lì. E poi le stazioni nordeuropee. Berlin, Kobenhavn, Hamburg, Stockholm, Amsterdam. E relativi sferragliamenti, che ti dicono di tirar giù lo zaino che sei quasi arrivato.

Il sogno proibito resta la Transiberiana. Un viaggio di giorni in posti così disomogenei tra di loro che sembrerebbe più una macchina del tempo che non un treno.

Ho trovato un surrogato letterario. Un bel capitolo di Tiziano Terzani, I merciai della transiberiana, tratto da "Un indovino mi disse". Terzani viaggiò dall'estremo Oriente all'Europa senza far uso di aerei per una sorta di sfida alla predizione di un indovino. La pioggia di storie e aneddoti è proporzionale alla dilatazione del tempo di viaggio. Partenza da Ulan Bator, dai tramonti lenti e gloriosi, e una immediata disillusione dell'idea romantica...

Quando mi presentai al treno, però, nel mio scompartimento de luxe c'era appena il posto per sedersi. Era tutto occupato da enormi sacche e pacchi, in cima ai quali troneggiava un mongolo corpulento dalle gote rosse, sui trent'anni: il mio nuovo compagno di viaggio.
"Businessman?" gli chiesi, usando la parola che ormai ovunque è sinonimo di prestigio. Con la testa fece un cenno affermativo. Grazie a Dio, scoprimmo che ci potevamo intendere in cinese. L'intero treno era fatto di questi businessmen. Ogni singolo scompartimento era zeppo di sacche e cartoni che strabuzzavano di roba. Anche lo spazio sotto i sedili letto era occupato da fagotti e cartoni; lo stesso valeva per i corridoi e le latrine. In tutto il lunghissimo treno mi sembrò non ci fosse un solo normale viaggiatore con la valigia.

Surrogato per surrogato, è carino anche quello virtuale, fornito da Google. Mosca-Vladivostok. Nel prezzo del biglietto (zero) si può scegliere anche la colonna sonora.



Fra una Russian Radio strappalacrime e il "Rumble of Wheels" ovviamente scelgo la ferraglia. Fanno vedere in sintesi le varie tappe. Un tentativo simpatico.

Ma quello vero resta un bel sogno. Chissà :)






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