mercoledì 24 marzo 2010

Polpettoni


I film che raccontano storie vere mi piacciono. Spesso servono ad aprirmi un nuovo orizzonte, come stimolo per documentarmi e saperne di più. Recepisco il film in quanto tale, come racconto che deve avere ritmi e fruibilità di un certo tipo altrimenti perde appeal. Magari a valle del film una lettura seria di un onesto numero di fonti porta anche a riconsiderare i giudizi.
Il film "reality driven" è intrinsecamente condannato alla qualifica di polpettone, ovvero sia un preparato soporifero (a volte anche quando si è interessati alla storia) di un paio d'ore almeno, magari anche la bravura degli attori non aiuta più di tanto, e ad un certo punto la fine è quasi una liberazione.
Va bene che il regista ha la necessità di condensare anche anni di storia in tempi contingentati, va bene che privilegiare alcuni aspetti su altri a volte va contro verità, ma anche con tutte le attenuanti del caso certi prodotti sembrano spesso controproducenti.

Nessuno pretende che ogni film di questo tipo sia un JFK fatto in economia di mezzi, ma un filone italiano, riconducibile peraltro ad un unico regista, ha declassato questo tipo di cinema ad una serie di instant movie, robaccia scialba e didascalica.

Negli anni sono stati "vilipesi", magari senza una finalità ad hoc, fior di italiani eroici quali Aldo Moro, Carlo Alberto dalla Chiesa, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Anche la bravura di attori quali Gian Maria Volontè, Lino Ventura, Giancarlo Giannini non riusciva a risollevare più di tanto la "tessitura" scadente.

E' un bene che una storia vera venga "favorita" da un mezzo che ha il suo fascino, ma francamente la verità sul sequestro Moro è scritta in "La tela del ragno" di Sergio Flamigni, ne "Il prigioniero", raccontato dalla brigatista Maria Laura Braghetti, non ne "Il caso Moro". Carlo Alberto dalla Chiesa ha avuto giustizia postuma dal bellissimo libro del figlio Nando, "Delitto imperfetto", e non da quella specie di spaghetti-pulp di "Cento Giorni a Palermo". Per sapere che cosa è stata la lotta a Cosa Nostra vale la pena leggersi Arlacchi, Saverio Lodato e Giovanni Falcone, non vedersi quella specie di inno allo sfruttamento della memoria.

Per colmo di masochismo, l'idea maturata deriva da almeno una decina di visioni di ognuno dei suddetti capolavori, alla fine quasi per conciliare un paio d'ore di sonno sul divano. Quindi proprio inutili non sono stati :)

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