Il 23 agosto 1927 lo stato del Massachussets metteva a morte due italiani, anarchici e immigrati, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.
In quel periodo storico la coesistenza degli status di italiani, anarchici e immigrati era sufficiente per trascurare il dato di fatto che i due erano innocenti, non avevano commesso il duplice omicidio per cui vennero giustiziati.
Il processo si protrasse per sette anni, fra subornazioni di testimoni, intimidazioni, atteggiamenti apertamente razzisti del pubblico ministero Katzmann e del giudice Thayer.
Negli anni venti una congiuntura economica difficile determinò un livello di insicurezza nel paese che si riflesse in una fase di durezza, di vera e propria intolleranza verso alcune ideologie o di atteggiamenti (per definizione, l'anarchia non è una ideologia...) Il ritratto dell'american way che esce fuori da quella vicenda non è onorevole. Va dato atto che nel 1977 il governatore del Massachussetts Michael Dukakis chiese pubblicamente scusa ai familiari dei due condannati, ammettendo la loro innocenza. Per me il nocciolo della questione è proprio questo: non l'uccisione di due anarchici, ma di due innocenti, che divennero un simbolo loro malgrado.
Nicola Sacco era un ciabattino pugliese, che agevolmente immaginiamo nel limbo di Ellis Island appena sceso dal traghetto, a cercare con lo sguardo "Lady Liberty", la statua della libertà, con la moglie e le loro cose nelle scatole di cartone legate con lo spago. Gira gli States, ma non fa fortuna come sperava. Le sue frequentazioni sono quelle, anarchici e immigrati.
Bartolomeo "Trumlin" Vanzetti era piemontese. In fabbrica a tredici anni, non è l'humus migliore per affezionarsi al sistema. In America vive a Plymouth, stanziale, presso una famiglia di italiani: "Ho un carretto, vendo il pesce". Anche lui non ha modo di ambientarsi bene nel paese delle opportunità e incontra Sacco proprio per le medesime frequentazioni: nessuno di loro rinnegò mai la propria matrice anarchica, e il proprio disaccordo col sistema. Da qui a commettere un duplice omicidio a scopo di rapina ce ne passa. Ambedue ebbero modo di conoscere Andrea Salsedo, altro immigrato anarchico volato dal trentesimo piano di un grattacielo, dalle finestre dell'ufficio di polizia di New York.
Ad esser diretti, un esempio di italiano ben integrato nel tessuto civile americano dell'epoca era Al Capone. Arrestati in una delle numerose "retate" che andavano di moda, caddero in qualche contraddizione nel giustificare il possesso di un'arma. Con l'omofobia che permeava il contesto, questo era più che sufficiente per formulare l'accusa di omicidio di primo grado a carico dei due.
Il processo si svolse in due fasi. Inizialmente il difensore Moore (un leftwinger dichiarato) fece l'errore di trasportare la disputa sul livello politico, semplificando il compito all'accusa, pur in buona fede. A nulla valsero le numerose testimonianze a discarico, a fronte di tre o quattro testimoni ben istruiti dal procuratore distrettuale Katzmann.
Dopo la sentenza di primo grado un famoso e stimatissimo legale di Boston, l'avvocato Thompson, entrò in contatto con il comitato di difesa formatosi, e lottò per far riaprire il processo forse con la strategia più sensata che si poteva utilizzare (velata osservazione: che si poteva utilizzare da subito): Thompson accantonò integralmente tutto quanto collegato a politica e ideologie, e si mise a lavorare sui fatti. Riuscì a dimostrare che le perizie balistiche, se non sbagliate, erano state decisamente "polarizzate" in una direzione scelta dall'accusa, condusse la più normale delle indagini che si potesse impostare per un omicidio a scopo di furto, approfondendo nel contesto delle bande del luogo. Arrivò all'individuazione dei colpevoli, una tale "Banda Morelli", criminali comuni. Per l'ottusa inflessibilità della giustizia americana il portoricano Celestino Madeiros, afferente a quella banda, venne giustiziato venti minuti prima di Sacco e Vanzetti in quanto ritenuto oggettivamente responsabile di quel crimine.
Purtroppo l'avvocato Thompson non riuscì ad ottenere la riapertura del caso e vista la mole di prove raccolte la sua delusione fu tale da indurlo all'abbandono della carriera forense. Cercò di attivarsi sul versante umanitario col governatore del Massacchussetts almeno per la grazia a Vanzetti (Sacco aveva mollato, aveva perso fiducia e speranza), ma senza risultati.
Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti morirono innocenti sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927.
L'uomo che affidava le sue aspettative di riscatto e le sue speranze al carretto del pesce ci ha regalato queste parole:
"If it had not been for this thing, I might have lived out my life talking at street corners to scorning men. I might have died, unmarked, unknown, a failure. Now we are not a failure. This is our career and our triumph. Never in our full life can we hope to do such work for tolerance, justice, for man's understanding of man, as now we do by accident. Our words - our lives - our pains - nothing! The taking of our lives - lives of a good shoemaker and a poor fish peddler - all! That last moment belong to us - that agony is our triumph."
Media:
Un unico grandissimo film, "Sacco e Vanzetti", di Giuliano Montaldo, con le belle e sentite interpretazioni di Gian Maria Volontè e Riccardo Cucciolla.
Approfondimenti:
1. Wikipedia
2. The history of Sacco and Vanzetti
3. Vanzetti's Last Statement
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