martedì 23 marzo 2010

Libri


In un periodo di predominio del media veloce, il libro per me è quasi un genere di conforto. E' qualcosa che mi fa piacere regalare, ricevere, gustare. Non è immateriale, tutt'altro. Sta lì in tutta la sua regolarissima corporeità, parallelepipedo che racchiude più incognite delle sue dimensioni. Vai a capire se sei incappato in quel tipo di scrittura che reputi valida per traguardi più ambiziosi quali l'incarto delle uova, o se fra te e lo scrittore si instaura quell'intangibile che ti porta fino in fondo.

Leggo molto e il genere va a periodi. Accetto suggerimenti, perchè spesso da una sensibilità o un background diverso arrivano sorprese inaspettate. E' nato da zero un innamoramento per Carlos Ruiz Zafon, e la sua Barcellona retrò di "L'ombra del vento", ultimamente ho riso per un divertissement stilistico da leggere in due ore, "Il sifone di Sartre" di Mark Crick, riconciliazione di letteratura e bricolage. Ma la lettura a volte deve essere una finestra su cose che non puoi vedere e che devi sapere, perchè fanno parte del mondo e chiudere gli occhi è un modo ipocrita per tirarsi fuori anche da quel poco che ci è chiesto per non peggiorare il mondo in cui viviamo con silenzio e ignoranza.

Saviano è indicativo, in questo contesto. Gomorra è il pugno sullo stomaco, "La bellezza e l'inferno" è meno crudo, ma apre comunque la finestra su una durissima collezione di storie di diritti negati, di coraggio, di sfida alla vita. Non è da tutti accomunare con coerenza le storie di Miriam Makeba, Lionel Messi e Anna Politkovskaja. Anche l'esposizione televisiva di qualche tempo fa fu all'altezza. Ci vuole coraggio a contrapporre la storia di Ken Saro Wiwa all'ennesimo inutile reality di turno. Ma Gomorra va letto, il pugno sullo stomaco spesso è un passaggio necessario. Non capita spesso che un libro decida oggi per domani la privazione della libertà del suo autore, non capita spesso che un libro a suo modo incida più di una operazione di polizia. Gomorra parla del tessuto economico, dei modelli malavitosi, dell'environment che rende questo possibile. Va letto, e quando uno di quei nomi emerge nella cronaca quotidiana va riletto, perchè è anche una griglia interpretativa del fenomeno.

E di riflesso, adesso sono su "Proibito parlare", di Anna Politkovskaja. Dopo di che mi sono meritato una full immersion in Jules Verne :)

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