Lucio Fontana, Attese |
Nella variopinta galleria di colleghi con cui ho avuto modo di interagire nella mia vita lavorativa un posto del tutto particolare spetta ad una risorsa esterna, termine che non mi piace nemmeno un po', che ci tenne compagnia solo per un paio di mesi.
Indimenticabili.
In generale il processo seguito prima di inserire nel gruppo un esterno era abbastanza robusto. Un board di tre persone colloquiava il tipo, riferiva al responsabile senza ovviamente parlarsi prima. Se i pareri convergevano e se non c'erano problemi di natura commerciale, la persona veniva inserita nel gruppo.
Quindi almeno due o tre del gruppo dovrebbero essere ringraziati nemmeno poco per il numero di aneddoti che il collega, peraltro professionalmente valido, riuscì a regalarci in quel periodo.
Persona simpatica, per carità.
Un po' troppo estroversa, ad onor del vero.
Con una drammatica inclinazione al thinking out loud, ad onor del vero.
Calato in un gruppo propenso di suo alle goliardate anche nei momenti più estremi, il nostro produsse uscite rimaste epiche.
Già dal primo giorno qualcosa non torna. Mentre connette il notebook alla rete, resta steso a terra per diversi minuti. Ora, lì ovviamente le pulizie vengono fatte, ma la pelle di leone non è proprio una postura da ufficio. Tant'è che un collega che passa a fianco butta uno sguardo a terra perplesso e commenta con un "Ma che è morto?". E passi...
Qualche giorno dopo raccogliamo lo sguardo perso e il racconto di M, che sintetizzava "Io gli stavo spiegando quella cosa, lui mi guardava tranquillo e aveva la sua chiavetta USB infilata nel naso... Gli dico... Ma perchè la tieni lì? Mi risponde tutto allegro... Perchè almeno me ricordo dove l'ho messa!".
Uno di noi commentò "Quindi se scodinzola ci dobbiamo preoccupare". Ineccepibile.
Indimenticabili.
In generale il processo seguito prima di inserire nel gruppo un esterno era abbastanza robusto. Un board di tre persone colloquiava il tipo, riferiva al responsabile senza ovviamente parlarsi prima. Se i pareri convergevano e se non c'erano problemi di natura commerciale, la persona veniva inserita nel gruppo.
Quindi almeno due o tre del gruppo dovrebbero essere ringraziati nemmeno poco per il numero di aneddoti che il collega, peraltro professionalmente valido, riuscì a regalarci in quel periodo.
Persona simpatica, per carità.
Un po' troppo estroversa, ad onor del vero.
Con una drammatica inclinazione al thinking out loud, ad onor del vero.
Calato in un gruppo propenso di suo alle goliardate anche nei momenti più estremi, il nostro produsse uscite rimaste epiche.
Già dal primo giorno qualcosa non torna. Mentre connette il notebook alla rete, resta steso a terra per diversi minuti. Ora, lì ovviamente le pulizie vengono fatte, ma la pelle di leone non è proprio una postura da ufficio. Tant'è che un collega che passa a fianco butta uno sguardo a terra perplesso e commenta con un "Ma che è morto?". E passi...
Qualche giorno dopo raccogliamo lo sguardo perso e il racconto di M, che sintetizzava "Io gli stavo spiegando quella cosa, lui mi guardava tranquillo e aveva la sua chiavetta USB infilata nel naso... Gli dico... Ma perchè la tieni lì? Mi risponde tutto allegro... Perchè almeno me ricordo dove l'ho messa!".
Uno di noi commentò "Quindi se scodinzola ci dobbiamo preoccupare". Ineccepibile.
Qualche altra perla veniva elargita nei momenti più strani... Rispondeva facendo il verso alla voce preregistrata dell'ascensore, dando motivazioni non troppo ripetibili al tono della signorina, secondo lui un po' troppo isterico. E vabbè.
Ancora, ero alla mia postazione e lavoravo con una consulente decisamente bellina... Lui si pianta nel corridoio centrale dell'open space, lanciando occhiate inequivocabili nella direzione della ragazza che grazie al cielo non dava l'aria di accorgersene. Dopo un buon minuto di "fermo immagine", con un tono stentoreo se ne esce con... "Aoh, lo sai che nova c'è???". Non ho nemmeno voluto sentire quello che ha detto dopo, ero già passato al taglio delle vene.
So di dimenticarne parecchie, onestamente, ma il main event fu un normalissimo pranzo alla mensa aziendale in cui riuscì a condensare il suo pensiero in una serie di pillole non da poco.
Premetto... Sotto la voce "normalissimo pranzo" di quel periodo si può tranquillamente immaginare una sorta di matrimonio da sceneggiata, con tre o quattro tavoli uniti insieme di persone che ridono, scherzano, fanno casino. Davvero mancava solo Mario Merola che cantava "Zappatore", all'epoca.
Insomma, tavolata da una ventina di persone. Senza neppure bisogno di una addizionale etilica, andò a soggetto rispondendo più o meno ad ogni spunto di conversazione messo lì dai colleghi.... Temo di non ricordare tutto, perchè ridevo alle lacrime...
Cinema: "Ah sì? Te piaciono i firm de Fellini? Contento te... Sti nani, ste ballerine, st'introspezione... Ma che cazzo me rappresenta!!!"
Arte: "Ma perchè, te Fontana me la chiami arte? Na tela, na secchiata de vernice, du taji... Sedici mijoni de euro, mavvaffanculo va..."
Taccio sulla parte religiosa, perchè per aver detto anche meno rispetto all'allora pontefice massimo, un noto leader leghista s'è ritrovato messo maluccio. Ma in questo caso un collega aveva surrettiziamente diffuso la notizia che io fossi "uno de chiesa", detta facile, e quindi il tipo mi guardava con aria ammiccante, come se non volesse mancare di rispetto alle mie idee... Io ero completamente indifeso, lacrime agli occhi per le risate, nemmeno riuscivo a rispondere.
Ottima la sintesi del capo, alle lacrime anche lui, che commentò con un "Posseduto da Mario Brega!" che resta la migliore descrizione di quella giornata surreale.
Il tipo ci lascò per altri lidi lavorativi. L'ho visto un paio di volte alla tele, dove viene interpellato come esperto di open source.
Qualifica che mi strappa un ovvio "Pensa gli altri..."
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