giovedì 31 maggio 2012

Fenomenologia della Gym

Dopo un primo promettente mese di attività fisica, risistemo un po' di appunti e metto giù qualche nota sull'ambiente.
Pur nel beato limbo dell'anonimato, quanto segue non è proprio un punto di vista da Giovane Marmotta, soprattutto perchè personalissimo risultato di osservazioni condotte su altri. Quindi prendete con indulgenza quello che avrete la bontà di leggere nella sezione delimitata dai due appositi tag...

(mode "Peppino Scorrettezza" on)

Personaggi salienti

La donna ragno - Questa incute timore e soggezione. Non posso dire che non sia bella. Lineamenti notevoli, fisico a dir poco tonico, occhi chiari. Nulla fuori posto. Ma c'è un ma, altrimenti non era nell'elenco. Non è una istruttrice, il che è una aggravante. Il suo programma quotidiano metterebbe in difficoltà un marine. La vedi che fa flessioni staccando le braccia da terra e saltando, che riesce a prendere l'autovelox sul tapis roulant, che alza pesi con lo sguardo, con le vene in evidenza sulle tempie. Ti fai qualche idea su quello che deve essere la sua vita di relazione. In caso di lite, lancia in aria una sedia con se stessa sopra, la schiaccia contro un muro giusto per farti crollare addosso la mensola sulla parete di fronte con piatti e bicchieri. Senza nemmeno toccarti. Non oso immaginare cosa accade quando sta in buona, vediamola così. Non lo so, mi sentirei più a mio agio con Chuck Norris, credo. Ma bella.

Jabba the Hut - Qui la parte buona di me va in difficoltà, lo so che non si dice, ma rileggetevi il tag sopra e non ci pensate troppo. Il nickname è autoesplicativo. E' un cubo, di circa un metro e ottanta di lato. Non credo meno di centocinquanta, a occhio. Nemmeno giovanissimo. Passa mezz'ore a camminare sul tapis roulant e a fare una curiosa e personalissima roulette russa con altri cardioattrezzi. Nota a margine... Magari potrebbe anche portarsi il proprio asciugamano, anzichè lasciare una doppia striscia sul tappetino mobile, quasi a delimitarsi la carreggiata. Si deterge con metri e metri di carta, che magari è lì per pulire gli specchi. Vista l'assiduità degli allenamenti, ci sta che a fine anno in Amazzonia una piazzetta gliela intitolano pure, su. Però fa simpatia, cioè, almeno ci prova. Non riesce a riprender fiato, ma ci prova.

Er poeta connesso - No, non lo accetto. Su questo scatta una mia componente integralista. Già a malapena giustifico la musica in cuffia mentre faccio attività fisica, per una serie di motivi miei. Ma il telefono no. In misura tanto maggiore quanto più il telefono è ovviamente "I", quando viene ostentatamente sfoggiato in una custodia che pare un apparecchio per la pressione, e quando rispondi alle chiamate mentre ti alleni. No, su questo sono netto, al limite del confrontational. Ma il tipo è, come dire, autoconsistente. Capello imperturbabilmente pettinato, fisico non proprio aitante, aria non sveglissima ma pretenziosa. I tre quarti del tempo spesi nelle pause. E mi fermo, con tutto che ho messo il tag...

Un must, per il poeta connesso.


Er playboy ar tempo de la crisi - Devo ammettere che il grande assente in questa fase è la chiacchiera scollacciata da spogliatoio, quella in cui i tizi si avventurano su terreni siffrediani, magari romanzando un po' sulle proprie imprese, in modo più o meno prosaico. No, porca eva. Si parla di spread, di Grecia, al limite di calcio pure se siamo in pausa. No, nessun "l'ho messa così, poi j'ho fatto questo e questo e quella urlava sììììì". Unico tentativo... Simpatico quarantenne piacione, che chiacchierando fraternamente con sodali e istruttori fra un esercizio e l'altro, lamentava il fatto che la sua ultima ex fosse sempre smodatamente e ostentatamente sexy e provocante, anche se la serata era al limite una cenetta scema fra amici. Disgustato, proprio, tant'è che la rimandava via a casa. Ma che mondo, che tempi. Da farsi dare l'indirizzo della tipa, giusto per mera curiosità antropologica.

Un ange passe - Ventenne. Finta. Perfetta. Leggings che nemmeno necessitano del push up. Canottierina minimalista, e sotto non un reggiseno sportivo, ma qualche merlettino. Taccio sul resto dell'intimo. Entra in sala e appunto crea l'effetto definito dall'elegante modo di dire francese. Un silenzio carico di tutto, dalle intenzioni più personali a qualche sentito vaffa perchè viene lì a fotterti la concentrazione. Si mette lì, fa i suoi esercizietti con calma, scambiando insensati cinguettii con qualche habitue che basta uno sguardo per capire che tanto NON. E' come il collirio, oggettivamente. Cioè, tra Jabba the Hut e lei, preferisci allenarti vicino a  lei. Ma è un caso limite.

(mode "Peppino Scorrettezza" off)

e il mio preferito...

Il marchese del Grillo - è un gattone soriano evidentemente sovrappeso che sta costantemente appozzangherato sulle poltroncine poste appena fuori dall'ingresso, che a mia memoria non ha mai eseguito altri movimenti che non delle robuste stiracchiate da post-abbiocco, sottolineate da teatrali sbadigli. Nemmeno gira la testa, ma ogni volta che gli passo davanti mi dà l'idea che mi dica "Aoh, me raccomando aspettame che stò a core là pure io...". Geniale.


mercoledì 30 maggio 2012

Il frigorifero e il wi-fi

In questi giorni, come purtroppo apprendiamo con aggiornamenti continui, un terremoto sta devastando l'Emilia Romagna. Vittime, feriti, danni, disagio, paura. Tutto quello che si porta dietro un terremoto, periodica manifestazione di una natura a cui siamo indifferenti, come Leopardi mirabilmente scrisse nelle Operette Morali. Lontano da me l'idea di fare qualsiasi tipo di ironia su avvenimenti di questo tipo.

Mi capitava incidentalmente di notare come spesso le buone intenzioni siano letteralmente affogate in un mare di pressappochismo, di sciatteria tecnica, di ricerca di consenso. Leggo un articolo su Repubblica.it, tenuto pudicamente anonimo, che avrebbe l'obiettivo di rendere aperta al pubblico la generica connessione wi-fi domestica. L'incipit dell'articolino è assolutamente giustificabile: 

"Per consentire a tutti coloro che non riescono a comunicare via cellulare di collegarsi ad internet, molti comuni invitano i cittadini dei paesi colpiti dal terremoto di oggi ad aprire la propria rete wi-fi domestica."

Non ci fa una piega.

Purtroppo però l'articolino, oltre che decisamente lacunoso dal punto di vista tecnico, non spiega a dovere il rischio introdotto da questo tipo di scelte, anche in un contesto dove le priorità delle persone sono decisamente altre che non collegarsi ad Internet. Si limita ad un generico "alla fine cambiate la password".

Non posso non notare che quando si dispone di una tribuna privilegiata, rispettata ed ascoltata, articoli come questo sono solo da censurare. Non mi addentro in spiegazioni farcite di Man in the Middle, MAC address da abilitare, keylogger, sniffer, furto di credenziali e quant'altro. Ma mi scappa un paragone, giusto per far capire che in una semplicistica divisione binaria tra bene e male, forse quanto suggerito in quell'articolino è male.

Supponiamo di trovarci in un posto e in una situazione in cui, a causa di un evento naturale, un frigorifero diventi una risorsa pregiata poichè è in grado, garantendo la catena del freddo, di svolgere le sue usuali funzioni. 

Mister Smith, proprietario del frigorifero, legge un articolo di questo tipo e pensa che in una emergenza come quella presente, il suo frigorifero potrebbe servire alla collettività, senza alcun tipo di distinguo su chi possa beneficiarne e per quale motivo. Ottimo. Mette quindi il suo frigorifero a disposizione di chiunque dica di averne bisogno. Inizialmente arriverà la signora Davis, che userà un piccolo spazio per conservare un po' di cibo per i suoi familiari. Ineccepibile. Minuti dopo, il vecchio Johnson passa di là e non avendo altro posto per tenersi il whisky in ghiaccio, approfitta di quanto disponibile. Forse il whisky in ghiaccio non è una risorsa di prima necessità, ma Mister Smith non ha modo di verificare o di limitare l'utilizzo del frigo, no?
Arriva poi il turno di James Evil, che proprio non sa dove mettere un po' di resti umani con cui conduce business non meglio identificati. Mister Smith ignora che, essendo suo, la stragrande maggioranza delle impronte rintracciabili su quel frigo sono riconducibili proprio a lui. E James Evil non è uno sprovveduto, e si protegge con i guanti. Senza contare il reverendo Jones, che occuperà un sacco di spazio per metterci dieci lattine, ognuna piena per metà, senza porsi il problema di versare il contenuto delle stesse in modo da usarne solo cinque.
Finchè non arriva Mister Smart che sa bene come è costruito quel frigo, svuota tutto quanto, ci mette quello che vuole lui, e ci lascia per soprammercato un nuovo lucchetto. Con gli ovvi ringraziamenti a Mister Smith, che dovrà sudare non poco per riappropriarsi del suo bene.

Oh, il tutto nell'ipotesi che la rete elettrica a cui è collegato il frigorifero sia ancora attiva...

Fate voi.

martedì 15 maggio 2012

Back to the gym

Era inevitabile. Ero arrivato al punto in cui non potevo più sottrarmi. La parabola era imbarazzante... Atleta, ex-atleta, primo inconveniente chirurgico, lo studio, il lavoro, la vita sedentaria, l'impegno del quotidiano, il lavoro, la vita sedentaria, il lavoro, la vita sedentaria, il secondo inconveniente chirurgico... Riabilitazione, rieducazione, esercizi con la terapista e a casa, con buona costanza, ma alla fine quegli esercizi erano diventati ripetitivi. Finite le motivazioni, finiti gli esercizi, il degrado.

Insomma nell'arco degli anni ero passato dall'avere un fisico ragionevolmente atletico alla classica conformazione da sollevatore di polemiche. Dopo travagli interiori, capziose autoindulgenze e perentorio diktat della mia dottoressa, ho ricominciato a muovermi.

Piano e per gradi, sia perchè alla fine ero completamente fermo da quasi un anno, sia perchè non sono più quello di prima (mancano proprio dei pezzi, da L4 a scendere...). Però mi piace provarci, mi sento meglio. Sostituire una quota parte di stress con una sana stanchezza fisica dà un benessere anche percepibile, un minimo cambio di rotta dopo una fase negativa e involuta.

Il posto è carino e ben frequentato (molto ben frequentato), gli orari me li dipingo io sul quotidiano, ho cominciato con un programmino adatto anche a un fisico da poeta ma non potevo fare diversamente. Noto con piacere che rispetto al periodo in cui alzavo tonnellaggi rispettabili di ferro in palestra, le macchine si sono evolute in maniera terrificante. Qualsiasi esercizio io faccia, la macchina mette prima in sicurezza la mia peculiarissima colonna e fa lavorare solo i gruppi di muscoli interessati. Mi piace, mi dispone bene e per ora ci sto lavorando con buona continuità.

Come pure mi intrigano tutte le cardiofrocerie varie... La camminata veloce, le cyclette, le ellittiche... Certo, non posso non stare lì con l'ossessione di vedere se ho giustificato il panino con la bresaola e il secondo cucchiaino di zucchero nel caffè, però sto riuscendo a togliermi di dosso un po' di ruggine e un po' di chili, il che è un bene.

Magari nel tempo sarò anche in grado di pilateggiare con moderazione, di volteggiare come libellula fra gradini da step e utili ammennicoli del genere, di sopportare percorsi di guerra fatti da allenatori o allenatrici per i quali, inevitabilmente, vale un diverso sistema di equazioni per quanto riguarda la fisica tradizionale.

Al momento, appunto, mi limito alla mia oretta di sgranchimento elementare (no, sugli addominali sto bene anche se li nascondo gelosamente...). E mi limito all'osservazione degli inevitabili tipi umani che incontro. Ancora devo inquadrarli con un filo di obiettività, ma qualche soggetto da bar sport promette abbastanza bene.

E per mia buona sorte tutti quelli che ho a fianco durante i miei esercizi aerobici sono muniti di cuffie, altrimenti penserebbero di stare ad allenarsi accanto a Darth Fener...



Nulla di tutto ciò

mercoledì 2 maggio 2012

Angry Bricks

Lunedì scorso siamo andati ad un evento di Lego dalle parti di Latina. L'organizzazione era curata da un gruppo di cultori del magico mattoncino danese con base a Roma che annualmente traslocano quantità abnormi di modelli costruiti e di scenari da costruire in un unico posto e predispongono esposizioni di vari manufatti, aree giochi per bambini, concorsi a premi.

La mia generazione ha vissuto il passaggio dai giochi vintage all'elettronica di consumo. In sostanza ho la fortuna di aver usato sia i Lego che i videogiochi, e di non disdegnare nessuno fra i due mondi. Certo che però il Lego ti riporta proprio alla prima infanzia, ai pomeriggi steso sul pavimento circondato da centinaia di mattoncini che poi alla fine del gioco riponevo (non sempre) nei fustini di detersivo che mia mamma aveva rivestito con la carta a fiori. 

Adoro i Lego e se proprio devo scegliere sono più per il vecchio approccio dei mattoncini elementari (unica concessione, i coppi a spiovente per i tetti) che non per i pur ammirevoli kit tecnici moderni, che coprono dalla Ferrari di Formula Uno alle astronavi. 
Sono cresciuto con i blocchetti standard due-quattro-sei-otto, per costruire qualsiasi cosa da attaccare poi sulle basi piatte verdi. Magari quando ricevevo qualche scatola tipo la stazione dei pompieri o l'ospedale, prima ci giocavo un po' così come da istruzioni, poi inevitabilmente finiva tutto nel calderone per essere reinterpretato a mia discrezione. All'epoca mi apparivano vere e proprie città, in varia scala e con le dotazioni più assurde. Unica infrastruttura immancabile era lo stadio, ottenuto pitturando il campo su una delle basi verdi e costruendo intorno le gradinate.

I Lego di oggi ormai sono molto più orientati al tecnico che non alla creatività a ruota libera (sciami destrutturati di mattoncini semplici con basi verdi). E ogni tanto mi impongo di comprare qualche Lego per i miei figli, perchè apprezzino anche questo, nonostante lo strapotere dei videogiochi e della tele. Ci gioco, mi diverto, invento, cerco di trascinarli. Alla fine questi mattoncini sono una mirabile opera dell'ingegno umano. Hanno incastri esatti al micron, hanno un processo di fabbricazione immutato nel tempo, pur risentendo degli ovvi strascichi di mercato globale che ormai infesta ogni cosa. Ma il nucleo resiste, l'incastro è ancora perfetto.

Insomma lunedì scorso ho fatto un bel bagno di nostalgia. Nessuno degli organizzatori aveva disponibilità e potenza di fuoco per replicare Legoland nell'Agro Pontino, chiariamo. Legoland è un parco fantastico, enorme per quello che ospita, manutenzione eseguita da tecnici specializzati. E' una vera e propria vetrina del frutto dell'ingegno danese, e come tale viene gestita e promossa nel mondo. Legoland è tutt'altro che uno scherzo. Questo è stato un evento molto ben curato che trasmetteva al pubblico la passione degli organizzatori, che si sostengono con piccole sponsorizzazioni, con iniziative come questa. 

L'attrazione principale era un diorama eccezionale su cui avevano costruito e realizzato praticamente di tutto. Chilometri di binari con trenini di ogni tipo, dalle locomotive a vapore ai treni ad alta velocità, tutti con i loro bravi motori che facevano evoluzioni sincronizzate da un sistema notevole di scambi. Stazioni in stile, passaggi in galleria. Un ponte sospeso favoloso, composto da più di mille pezzi. Porti con navi, città, stazioni di polizia. Veramente di tutto. In fondo un mosaico enorme con il Colosseo, che veniva a mano a mano composto dai visitatori, che dovevano riempire il loro mattone secondo la scheda fornita. Sui lati ogni bendiddio di modelli tecnici. Automobili, astronavi, monumenti, navi, castelli, legioni romane schierate, un set di Star Wars... Insomma, non c'era proprio da annoiarsi!

La cosa che ho adorato era lo spazio libero destinato ai visitatori. Una specie di area franca con cassettoni ripieni di migliaia di mattoncini sfusi di ogni forma e colore, un po' di tavoli su cui mettersi a giocare e la possibilità di riscattare a peso le proprie creazioni... Mi capita in mano la chiglia gialla di una barca. La guardo meglio... Ma sì, proviamoci... "Bambini, cerchiamo pezzetti rossi, ma tanti. Poi un po' di quelli gialli sottili, due mattoncini neri di numero e un po' di bianchi"...

Il risultato finale è in foto :)

La creatura...

Qui scatta la vanagloria. Mentre ero dedito a costruire Terence, le persone che mi passavano vicino cominciavano a fare capannello "Guarda questo che sta facendo". I ragazzi dell'organizzazione hanno capito che stavo andando completamente di improvvisazione e mentre proseguivo, staccavo e riattaccavo, ottimizzavo gli incastri, facevo massa dietro per bilanciarlo, sentivo le persone intorno che mi facevano i complimenti. Alla fine, era la mia prima uscita come "street artist"... Non ho trovato il fotografo ufficiale dell'evento, ma d'accordo con uno degli organizzatori che mi ha proposto di unirmi al gruppo, ho fatto qualche foto della creaturina e gliela ho inviata, magari la metteranno sul sito dell'evento :)

Complimenti a loro per l'organizzazione e per la passione di un mito che ci fa restare bambini un po' di più.