martedì 24 luglio 2012

Let the Phins speak

Non sono un fotografo particolarmente bravo, tutt'altro.
Ma queste immagini mi sono piaciute. Oltre a ricordarmi una giornata bellissima passata con la mia famiglia e con il mio amico più caro, mi hanno fatto riflettere sulle tante declinazioni che possiamo dare a due parole: amore e felicità. L'espressione estasiata della ragazza dice tutto, quindi taccio :)


stupendi

Hold me tight

Let's dance

Love?

mercoledì 4 luglio 2012

Like Milàn, one more time...

Giorni fa ho avuto la possibilità di passare nuovamente una giornata a Milano, città che mi prende tantissimo per tanti motivi. Trattandosi di una trasferta lavorativa, avevo ovviamente scelto gli orari dei voli in modo da poter comunque affrontare eventuali code di riunioni anche a pomeriggio fatto. Ma vuoi per la robusta collaborazione tra colleghi, vuoi per la buona preparazione con cui mi ero avvantaggiato, vuoi per una botta di efficientismo collettivo... a partire da mezzogiorno ero libero, col volo di rientro fissato per le otto di sera!

E che fai per otto ore in una città che ti piace un sacco e in cui, buona sorte, hai pure un po' di amici? Te la vivi alla grande, cavolo!

Prima di tutto, pranzetto sushi in buona compagnia a corso Garibaldi. Locale di tendenza, curato e gradevole (già lo conoscevo), tempi compatibili anche con una pausa mensa appena generosa, una bellissima chiacchierata con una persona amica. Gelato, passaggino in metro, il tempo di salutarsi e poi... e poi mica ho finito gli amici, no?

Passeggiata su Corso Garibaldi

Telefono a G, che ormai è limitativo definire solo amico.
"Come ti raggiungo?"
"Scendi a Porta Genova, prendi il tram numero 9, porta Lodovica, scendi e mi chiami".
Aggancio, ancora indeciso se spararmi l'ardito calembour "Se Lodovica è impegnata chi porto?", e visto l'inevitabile declino della memoria a breve, dopo esatti sessanta secondi richiamo
"Dovevo scendere a Porta Romana?"
"A Porta Genova" (non ha aggiunto un "pirla" come rafforzativo ma ci sta che lo abbia pensato)

Arrivo alla Bocconi, raggiungo G e C che riesco a vedere solo in questi incastri acrobatici, chiacchieratina di presentazione del contesto umano e lavorativo, un po' di pausa e poi... e poi una visita all'interno di quello che probabilmente è il più famoso ateneo italiano, accompagnato da persone che lo conoscono, te lo raccontano con la consapevolezza di chi ci lavora e lo vive. Camminando per i corridoi, le teche coi lavori degli Alumni esposti. La tesi di Monti, ma soprattutto le tesi dell'inizio del Novecento, quando diagrammi a torta, rappresentazioni di trend economici e demografici non venivano ridotti al passaggio di una serie di parametri a un datasheet, ma erano dei veri e propri ricami fatti con il pennino, con la china. Fogli ingialliti dal tempo, disegni fatti a mano, dove le differenze salariali in varie zone erano riflesse dalla dimensione del sacco retto dall'omino. Non so se prevaleva il rispetto, l'ammirazione o la tenerezza vedendo quei lavori. Spero vivamente che gli studenti che passano lì giornate intere ogni tanto spengano i notebook e si mettano a vedere quei capolavori.

Già incantato da quella atmosfera, G e C mi guidano attraverso le biblioteche e le sale di lettura, fino a portarmi in una specie di hangar un po' anonimo, visto dall'esterno, ma che all'interno praticamente ricordava quasi gli archivi vaticani con tutta la letteratura esplorativa di prammatica, da Alberto Angela a Checco Zalone... Ma una volta smaltita la vena ilare per la fila infinita di scaffali, sono rimasto inebetito per la quantità di scibile umano rinchiusa in quel posto. Mi spiegavano cosa ci fosse in quegli scaffali, intere annualità di pubblicazioni tecniche (che so, il Financial Times del 1945, uno non se lo trova davanti tutti i giorni...). E poi i volumi di pregio, libri e codici che hanno in loro veramente il peso della storia, che devono essere consultati in sale con particolari condizioni ambientali... Insomma alla fine uno capisce quando è il caso o meno di usare l'aggettivo "inestimabile". Lì era il caso.

Dopo l'ubriacatura accademica, ci siamo dati un appuntamento in centro con un altro amico. Nell'attesa una passeggiata all'interno del Duomo e in una piazza baciata da un sole caldo ma non opprimente. Giretto in galleria, osservando che ormai una voce fissa a bilancio deve essere dedicata alle cure per l'orchite per il povero toro... E trovandoci immersi in una giornata in cui i milanesismi andavano condensati, a quel punto il gelato da Grom ci stava tutto. Prescindendo dall'enfasi che sta avendo il brand in questo periodo, il gelato è veramente buono, non si può dire nulla.

Alla fine cominciavo un po' ad accusare la sveglia alle cinque del mattino, a Linate mi tuffo da Hudson per trovarmi una lettura per l'attesa e per il volo. Mi siedo, assistendo annoiato alla solita bulimia di connettività di tutti quelli che ho intorno, incuranti del prossimo, che massacrano tranquillamente la loro privacy (oltre alla pazienza del sottoscritto). Solo la tentazione di spiegare al tizio che avevo a fianco quale fosse l'inevitabile esito della sua password scaduta, e poi il volo di rientro, con la tronfia consapevolezza di aver pure beccato un libro interessante...

E a differenza dello scorso anno, non mi sono nemmeno perso dentro Peschiera Borromeo!