lunedì 3 maggio 2010

Replica Jersey


La mia passione sportiva principale è il football. Il resto è diventato quasi un semplice riempitivo fra febbraio e settembre. Non so come è cominciata, ho vaghi ricordi dell'inizio, ma seguo la NFL da quando ho tredici anni.

Ventisette Superbowl consecutivi, da John Riggins a Drew Brees.

L'aspetto caratteristico di questo sport è la sua telegenia innegabile. Stadi pieni, uniformi splendide, azione coinvolgente, cheerleaders, fior di personaggi in campo e fuori. Atletismo, pathos, ambientazioni mistiche , battaglie epiche a loro modo pezzi di storia di un paese che ha poca storia.

La primissima maglia che ho avuto è del 1987, era la maglia di William "The Refrigerator" Perry, NT dei Chicago Bears, ma chi me la regalò fece un po' di confusione fra misure europee e misure americane, tant'è che la maglia mi arrivava sotto le ginocchia e anche come larghezza era, per così dire, un po' in crescenza.
Poi mi arrivarono repliche di Marino (verde acqua, ma senza il nome), e Montana (rossa, senza il nome). Insomma pochino, ma trattandosi di regali per giunta non economicissimi non potevo che esser contento e ringraziare.

Con la diffusione di internet cominciai anche a distinguere fra le varie tipologie di maglie, pregio in termini di finitura, reperibilità, prezzi. Replica Jersey: scritte e numeri stampati a vernice, mediamente resistenti e ben fatte, forse nel tempo potrebbero deteriorarsi. Premier: nome, numeri, logo non sono stampati ma sono cuciti punto a punto. Belle belle. Throwback: fatte come le premier, con i nomi dei grandi del passato e il look dell'epoca. Stupende, da intenditori. Personalized: si può indicare il nome, richiedono fra le 2 e le 4 settimane di tempo e come prezzi partono dalle replica e possono arrivare anche a costare quanto tre throwback. In ogni caso nulla di economico eppoi non fanno spedizioni in Europa.

Buio integrale fino al 2007. Qualcosa nei negozi, ma con campionari estremamente limitati e dettati dal momento. Fino al 2007, anno zero delle NFL International Series.
Con parte del gruppo storico del leggendario newsgroup it.sport.americani (vero e proprio pezzo di cuore) riuscimmo ad organizzarci per andare a vedere Miami Dolphins-NY Giants a Wembley. Londra s'era attrezzata di conseguenza e in un bel negozio di Carnaby Street riuscii a regalarmi la mia prima replica con il nome. Per affezione di ruolo, scelsi la 18 bianca di Peyton Manning. Un paio di mesi dopo ebbi la possibilità di andare a Dallas per un corso e per la prima volta presi coscienza del principio di località che regola distribuzione e vendita di queste maglie. Mi aspettavo riedizioni personali della mia idea di paradiso, con maglie di tutte le squadre, tutti i giocatori, tutte le epoche, tutte le taglie... Il risveglio fu un po' diverso. Dallas uguale Cowboys, facile. Se cerchi qualcosa dei 'boys ti accontentano fino a limiti estremi, tappetini per auto con la "lone star", scendiletto con il terreno del Texas Stadium. Per non parlare delle maglie dei grandi di tutti i tempi, dei loro grandi (nemmeno pochi, tra l'altro). Staubach, Aikman, Emmit Smith, Too Tall Jones, Michael Irvin, Deion Sanders... insomma vere e proprie esposizioni permanenti della squadra identificata più che bene dall'etichetta the America's Team.
Unico piccolo problema... non tifo per i Cowboys! Il deserto dei tartari. Solo qualche media darling come Reggie Bush, Vince Young. Stop. I miei Dolphins in quel periodo erano la squadra più debole della NFL. Richiedere a Dallas la maglia dei Fins provocava, nel migliore dei casi, un ironico sorrisino della commessa. Sfidai decisamente la signorina, passandogli alla cassa come prima la maglia degli Eagles (McNabb), poi però la riportai dalla mia parte con un "doppio Romo carpiato", vedi foto. Per me e per lo junior, con tanto di bottoni per pannolino. Il ghiaccio era rotto, ormai. A dicembre rimasi commosso quando M e S mi regalarono la numero 16 di Joe Montana, throwback 1990! L'anno dopo un collega mi aveva anticipato un passaggio a Miami. Fermo là! Mando il link via mail, con un po' di scetticismo perchè non è detto che chi passa a Miami abbia le mie paranoie come priorità. Ma al suo ritorno "Mauro, t'ho portato la maglietta!" Ossignur! La Tredici bianca, throwback 1984! La maglia della migliore annata di Dan Marino. Il mio Gronchi Rosa!

Insomma, ogni persona che incroci o per una città o per un aeroporto americano diviene ormai oggetto delle mie speranzose richieste, automaticamente.

E in tutto ciò ho scoperto un negozio anche ben fornito, a un chilometro da casa...

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