lunedì 31 maggio 2010

Who needs enemies.../4


Una delle perle di saggezza che ci ha regalato il Marchese del Grillo è che "quanno se scherza bisogna esse seri". Verissimo. Se fai scherzi di un certo tipo, in una certa scala c'è poco posto per improvvisazioni, pressappochismo, approssimazioni varie. Bisogna definire il plot dello scherzo, avere un piano B, investire tempo e risorse nella preparazione. Uno dei periodi più divertenti della mia vita iniziò proprio con l'incontro di un gruppo di amici molto eterogeneo, per età, interessi e quant'altro, ma "con il gusto difficile di non prendersi mai sul serio".

Nell'estate dei miei 20 anni, incappai appunto in un gruppo di professionisti coi quali mi trovai praticamente nel mio habitat da subito. Vacanza in un bel campeggino in Calabria, sulla parte ionica. C'era da movimentare il ferragosto con qualcosa che non fosse la scontatissima guerra di gavettoni (l'anno prima il gestore ci aveva chiuso l'acqua, come se col mare davanti uno si ferma...) o altri divertimenti "nazionalpopolari". Mapperfavore.

L'idea, pretenziosa, traeva spunto dal fatto che il campeggio affacciava su una piccola deliziosa conca, e che quindi quel tratto di spiaggia era isolato dal contesto. Proprio per questo ci venne in mente qualcosa che tenesse tutti quanti fuori dall'acqua per aumentare il climax verso la scena madre che avevamo in mente.

Due squadre quindi lavorarono alacremente per tutta la notte. C'era chi curava l'allestimento dello squalo, ottenuto foderando di nero un windsurf e alterandone un po' la deriva. Io e altri due amici avellinesi curavamo quella che doveva semplicemente essere la scenografia a supporto.
Lo scherzo era quello di seminare un po' di psicosi per tenere tutti fuori dall'acqua tranne qualche imprudente, che a mezzogiorno in punto sarebbe stato inseguito dallo squalo auspicabilmente fra le urla di terrore dei campeggiatori, per poi rivelare la burla.

Per tenere qualcuno fuori dall'acqua nel giorno di ferragosto bisogna essere convincenti. Preparammo quindi quattro bellissimi cartelli, scritti in uno stampatello sufficientemente intimidatorio e burocratichese.
- "Con l'ordinanza numero X del giorno 14/8/1989 della Unità Sanitaria Locale Catanzaro-3 e del comune di Isola Capo Rizzuto si fa divieto assoluto di balneazione a tutta la popolazione causa invasione di segozzi" -
In basso, diligentemente, sulla sinistra il timbro della USL, sulla destra quello del comune, fatti disegnando le matrici su una patata tagliata a metà.

Pur con l'indubbia buona volontà, l'impianto del tutto restava fragile senza un adeguato contorno di mestatori opportunamente reclutati. Piantammo i cartelli alle 4 del mattino, e restammo a goderci l'alba in spiaggia. Verso le nove, cominciavano ad arrivare mamme con bimbi piccoli, che vengono prudentemente tenuti fuori dall'acqua, qualcuno anche con le maniere brusche. Poi scesero un po' degli adulti con cui eravamo d'accordo. Famiglia della buona borghesia avellinese, che comincia a ricamare sul problema :"Ummaronn. I segozzi pure qua. L'anno scorso a Marina di Camerota insieme alle sanguisughe c'hann fatt'na chiav'c overamente!" E quindi per il momento stavamo riuscendo a tenere tutti fuori dall'acqua...

Finchè, poco prima di mezzogiorno, scende altro gruppetto di romani. Il ras, peraltro persona simpatica, si pianta davanti ad uno dei divieti e pontifica "E' 'no scherzo!". E lui e gli altri del gruppino entrano in acqua, con l'alone del dubbio che erano riusciti a sollevare e con un bel po' di invidia da parte nostra che morivamo di caldo.

Dopo dieci quindici minuti in acqua, il tizio esce tutto beato e soddisfatto, e si avvicina a noi per prenderci un po' in giro... "Regà, che spettacolo l'acqua oggi, come si sta bene, ma che ve state pure a fidà de quelle stronzate, ma figurateve...." e lì scattò il genio di uno di noi, che lo gelò con un semplice "Ma allora perchè ti stai grattando?"
Il tizio non si stava grattando, ovviamente, ma da quel momento in poi iniziò furiosamente a massacrarsi da solo braccia e schiena. Convincemmo lui e i suoi amici a versare un po' di latte sulle zone irritate, in attesa di trovare una farmacia e dei farmaci opportuni. Al terzo litro di latte decise che il problema era serio e richiedeva l'intervento di un medico di pronto soccorso. Andò via con due suoi amici scortato dalle nostre fraterne raccomandazioni di riferire al medico che forse si trattava dei terribili segozzi.

Ritornò a pomeriggio inoltrato, appena contrariato dal fatto di essere stato sbeffeggiato anche dal medico di pronto soccorso, che era uno che aveva visto Amici Miei e lo aveva trattato di conseguenza. Sbollita l'arrabbiatura per la figura che gli avevamo fatto fare, la prese a ridere anche lui :)

Ovviamente nessuno ha notato lo squalo, erano tutti intenti a versargli il latte addosso...

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