mercoledì 25 maggio 2011

Libro contro film

Lo ammetto.
Ho letto Rambo.
Oltre ad averlo visto l'ho anche letto.
L'età adolescenziale mi darebbe al massimo le attenuanti generiche, ma il fatto rimane. Libro abbastanza imbarazzante. Non che mi aspettassi Dostoevskij, anche quello letto in quel periodo, lo dico per riequilibrare, ma il libro era veramente accio.

Preambolo che mi porta su qualche riflessione che incubavo da tempo su alcune differenze che fatico a capire tra i film e i libri da cui questi vengono tratti...

A volte ci sono ricostruzioni fedeli, un bel film all'altezza di un bel libro. A volte il film ti ammazza il libro, o te lo fa rivalutare... In alcuni casi una narrazione un po' ferma, come può essere Guareschi, viene nobilitata dalla bravura di Fernandel e Gino Cervi. Ma quando il racconto originale (facciamo l'ipotesi che il libro arrivi prima del film) viene piegato, deformato per motivi non comprensibili uno ci resta un po' così. Non parlo di comprimere i tempi o di cercare di andare incontro alle esigenze sceniche, è che spesso alla fine una storia viene riscritta per motivi di business, segnatamente per montarci sopra un sequel o per altri motivi insulsi. E lì non puoi non stroncare, fra te e te.

Casi clamorosi. Ho scomodato Rambo. Libro scritto coi piedi (di uno che nemmeno se li lavava). Il film può avere un senso come azione, come film di genere. Pubblico di adolescenti o di cultori del film o dell'attore. Non è che li biasimo a prescindere. Alla fine del libro, ad onor del vero, sia l'irascibile veterano del Vietnam che l'ottuso sceriffo di provincia che lo perseguita, muoiono sparandosi vicendevolmente. Che riposino in pace, quindi. Un rispetto della trama originale ci avrebbe risparmiato tutto il polpettone che ne è seguito, che lasciai perdere anche in età adolescenziale, ci tengo a dirlo. Sono curioso di sapere come si è regolato l'autore. Lo ha fatto risuscitare? Il finale del primo era un sogno? Mah. La frase che passa alla storia non arriva nemmeno dal film, ma da uno dei fenomenali caratteristi trucidi che lavoravano con Carlo Verdone... "Ariccòjete quer giaccone, a Rambo..." 

Il silenzio degli innocenti è un capolavoro. Grande libro, gran film in cui due interpreti supremi come Jodie Foster e Anthony Hopkins resero il pathos di quella storia in maniera così magistrale che quel film, oltre al suo giusto numero di premi e riconoscimenti vari, in effetti ha resistito all'usura del tempo. Il libro stesso era molto ben scritto nel suo genere. Thomas Harris tutto sommato sa catturare l'attenzione (Black Sunday e Drago Rosso si salvano). 
E parliamo di Hannibal, va. Il libro non è proprio da buttare ma è un po' scontato. La ricerca del riscatto dei due protagonisti, l'insistere su particolari, un insieme di dettagli che spesso sembrano un po' fini a loro stessi. Ma nel complesso si legge. Il film. Ahia. Già la mancanza di Jodie Foster dovrebbe far riflettere. Se lei stessa lascia lì la montagna di dollari che dovrebbero averle proposto, un perchè deve esserci. Niente contro Julianne Moore, ma non scherziamo. Certo, in assenza di Anthony Hopkins il film saltava, quindi gli avranno triplicato la parcella, almeno. Quel film secondo me è una robusta minchiata. Troppe differenze dal libro anche in parti non marginali. E il finale, l'ennesimo cambio in corsa dalla storia. Nel libro i due finiscono insieme più di quanto la prudenza consigli, nel film no, un accenno, le mani che si sfiorano. Anche qui penso per lasciare la strada aperta al sequel. Tristezza.

L'ultimo confronto, in ordine di tempo. Angeli e Demoni. Il libro qui ha addirittura ritmi più serrati rispetto al film. Due storie diverse, il film piegato a non si sa quali esigenze. Personaggi soppressi, perbenismi di comodo che non capisco: per quale motivo il sacerdote che nel libro è padre adottivo di Vittoria e ha un ruolo non secondario nel film praticamente non viene menzionato? E il direttore del CERN mischiato col capo delle guardie svizzere? E il cardinale che alla fine viene eletto pontefice nel libro fa ben altra fine, e anche qui non si capisce il motivo. La storia, già di per sè insulsa nel libro (anche se ha la sua dignità di avventura) nel film diventa quasi uno spot mal riuscito sulle bellezze di Roma, perchè non ci si raccapezza molto sugli altri aspetti della narrazione originale. Il professore che senza ossigeno negli archivi vaticani risolve enigmi secolari in pochi istanti (e senza passare per Google...). Boh. Tutto molto fragile.

Unica scelta che condivido è quella di aver cambiato il nome al Camerlengo nel film.
Non avrei resistito ad una presentazione in cui uno dei due si annuncia come Ventresca!

1 commento:

  1. NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
    Rambo muore!!!!!!!!!!!!!!!
    NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

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