Non mi metto a scrivere di calcio volentieri, forse per la nausea indotta dall'italian style. Sono decalcificato quasi come uno scaldabagno nuovo. Nel calcio, come nemmeno in politica vale tanto la rosea uscita di Clint Eastwood "Le opinioni sono come le palle. Ognuno ha le sue".
Se tifi per una squadra, di solito non c'è nulla che ti faccia cambiare idea, a condizione che tu non sia Emilio Fede.
L'idea di calcio che in questi ultimi tre anni ci ha regalato il Barça, però, è qualcosa di altro. Un calcio bello da vedere, un calcio che prova ad essere un valore positivo dentro e fuori dal campo, è una specie di difesa del sogno. A meno di non essere Mourinho, non è facilissimo trovare difetti a questa organizzazione.
Il Barça è un proud sponsor dell'Unicef, organizzazione per la quale fa pubblicità e fund raising. Il loro settore giovanile nel tempo ha regalato alla prima squadra l'intelaiatura e l'anima. La forma di proprietà è l'azionariato diffuso (ehi, pure i Green Bay Packers!). E' raro vedere uno spending scriteriato. Ovviamente fanno i loro acquisti, ma non con la spocchia del Real che in un giorno solo acquistò Kakà e Ronaldo (Chuck Norris era impegnato) spendendo l'importo di una finanziaria di un paese sano...
Loro hanno preferito fidarsi degli scout interni. E anni fa in Argentina pescarono un ragazzino con evidenti problemi di crescita. Lo portarono in Spagna con la famiglia, gli pagarono le cure, ebbero fiducia in lui. E ora si ritrovano un Leo Messi in campo...
Anche l'allenatore è un prodotto di casa. Pep Guardiola, 40 anni e un passato di giocatore dei blaugrana e un passaggino a Roma e Brescia, in tre anni di panchina ha vinto 3 titoli spagnoli, due Coppe dei Campioni e appetizers vari. Vinte otto finali su nove giocate.
E raramente risponde alle provocazioni, tranne che in un caso. Sarà che fra iberici e lusitani non si amano poi troppo...
Il gioco del Barcellona poi è una festa per gli occhi. Non buttano via un pallone. Non corrono, fanno correre palla e conseguentemente avversari. Sono sempre in superiorità, si divertono a fare quel tipo di gioco, raramente sono in affanno. Niente lanci lunghi, niente cross dalla tre quarti. E spesso niente cross nemmeno dal fondo, se hanno il compagno vicino giocano palla corta e a terra (visto pure che in attacco non hanno propriamente delle torri). Un possesso palla praticamente continuo. In media per il 70% della partita tu nemmeno la vedi.
L'esempio eclatante, la loro migliore sinfonia è stata la finale di Wembley contro il Manchester. Gli inglesi sono partiti col coltello tra i denti esattamente per i primi dieci minuti di gioco. Il tempo necessario per il Barça per trovare la vena, più o meno. Non c'è stata mai partita, eppure è stato uno spettacolo di calcio eccellente. Una squadra di gente che sa usare il pallone come nessuno. E i gol arrivano, con quella gente. Inevitabili, questione di tempo e loro sembrano non avere mai fretta. Tre perle per intelligenza ed esecuzione, Pedro, Messi, Villa. Risultato mai incerto, nemmeno sul pari.
E i Red Devils nemmeno hanno giocato male. Sembrava tutto così inevitabile. Il volto di Sir Alex Ferguson, che pure di calcio ne ha visto molto, che minuto dopo minuto realizzava la slow death cui stavano correndo incontro.
Il finale della partita va ricordato però per un altro motivo, forse la migliore spiegazione di che cosa sia davvero il Barcellona di adesso. A poco dalla fine, Guardiola mette in campo Carles Puyol, capitano storico della squadra, per fargli alzare la coppa. Mentre salivano le gradinate verso la tribuna centrale di Wembley, Puyol si è tolto la fascia da capitano e l'ha data ad Abidal (operato di cancro a febbraio e rientrato tra l'affetto di tutti), perchè fosse proprio lui a sollevare per primo il trofeo. Sarà retorica facile, ma è stato veramente un bellissimo gesto.
E diverse fonti, diverse scuole di giornalismo che discutono se si possa o meno parlare di questa come della migliore squadra di tutti i tempi. Per la mia limitata esperienza, io ci metterei un bel sì :)
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