giovedì 28 ottobre 2010

Fioretti Bruno detto Mandrake...

... per via delle mie innate doti trasformistiche e per via del sorriso magico che non per vantarmi mi colloca per vocazione nel mondo dello spettacolo con naturale tendenza verso la recitazione e momentanei ristagni nel mondo della moda e delle comparse....

Questo è il fugace biglietto da visita di uno dei protagonisti di uno dei film più divertenti degli anni Settanta.
Febbre da Cavallo, diretto dal grandissimo Stefano Vanzina detto Steno, uno che ha diretto anche Sordi e Totò.
Questo film, semplicemente detto Febbre da un gruppo di appassionati insospettabilmente numeroso, ebbe un iter nelle sale molto breve, ma una gloria postuma veramente imperitura. Probabilmente pagò una localizzazione e un mood molto romani, unitamente a una congiuntura non proprio felicissima nella vita nazionale. Ma a partire da metà degli anni Ottanta venne gradualmente ripreso dalle televisioni locali che gli restituirono la gloria non avuta in sala e soprattutto contribuirono a edificare, mattone su mattone, battuta su battuta, personaggio su personaggio, un vero e proprio mito. La massa critica di fanatici delle imprese di Mandrake, Er Pomata e Felice Roversi ha fatto sì che qualche anno fa venisse girato un sequel onesto (La Mandrakata), che poggia più sul talento sontuoso di Gigi Proietti che non su una trama vera e propria o sulla bravura degli altri attori e degli altri caratteristi.

Febbre è la celebrazione delle goliardate di un gruppetto di innocui cialtroni col vizio delle corse dei cavalli. Oltre a Mandrake il nucleo è composto da "...neanche Felice Roversi vince mai, e quei pochi soldi che guadagna se li gioca tutti" e ovviamente da "Armandino detto Er Pomata che si autodefinisce tecnico ippico ma che strigni strigni è solo un disperato". I tre vivono in funzione della ricerca "der cavallo bono" e per scommettere ogni volta hanno problemi a mettere due lire insieme. Allora inventano, dal losco traffico di medicinali e la truffa all'anziano farmacista (il dottor Magalini!!!) al leggendario scherzo ai danni di "uno che da tempo va castigato... Er burino più infame de tutti i burini... Manzotin!", dove un Enrico Montesano inarrivabile ordina un etto... pardon: un chilo di carne di vitella (decente) per poi fare la coionella con il resto al figlio del macellaio .

Il tutto scivola verso una esilarante questione di vita o di morte quando l'esasperata Gabriella (fidanzata di Mandrake, una bellissima Catherine Spaak) consulta una maga che le suggerisce una improbabile tris. Lo stesso Mandrake tenta di dissuaderla, dall'alto della sua specchiata competenza, nell'immortale sequenza...  "Un re? King, 'n cavallaccio bono solo pe l'ammazzatora! Asso de spade, asso de spade... A me se me fai parlà de lavoro la mattina bon'ora me gira la testa... Asso de spade... D'Artagnan, un broccaccio propio. Fante... fante... haha... Sordatino, er cavallo più rincoionito d'Europa!".
Ovviamente la sciagurata tris di Cesena si conclude con la vittoria di Soldatino, seguito da King e D'Artagnan.

Scatta quindi il tentativo di mettere una pezza all'errore madornale, anche perchè Gabriella ha cominciato a spendere in anticipo i soldi della vincita per rinnovare l'arredo del suo bar. Coinvolgere l'avvocato de Marchis (che poi nun è manco avvocato), raccattato sulla riva del Tevere mentre stava per fare "un gesto insano", sequestrare il mitico Jean Luis Rossinì (nun perde mai!!!) e farlo sostituire da Mandrake per far vincere il Gran Premio degli Assi (60 milioni di lire) a Soldatino.... Ma qualcosa si inceppa, e il desiderio di rivalsa quasi atavico di Mandrake, alla fine di un numero di gag notevoli, porta tutti loro davanti al giudice... che per fortuna vicino ai faldoni e al martelletto tiene una copia de "Il Cavallo".

Film esilarante, da vedere, rivedere, capire tutti i personaggi.
Anche le cosiddette spalle contribuiscono.
Mario Carotenuto, il leggendario Avvocato de Marchis, che millanta il possesso di una scuderia, effettivamente limitata al solo Soldatino. Durante le riprese si racconta che Carotenuto, attore di lungo corso, andasse realmente a braccio, facendo talora scompisciare tutti dalle risate con gag volontarie o meno. La battuta data al carabiniere che vuole tenerlo all'ordine nell'aula di tribunale "Che placchi? C'è la staccionata!" è quasi una perla buttata là per pochi.
Adolfo Celi (già, il Sassaroli di Amici Miei...), nel ruolo dell'inflessibile giudice che torchia gli imputati per poi richiamare tutta l'aula al silenzio perchè "Piripicchio è figlio di Uragano e Apocalisse e basta, o faccio sgomberare l'aula!"

E almeno due gag da ridere alle lacrime.
Lo spot del Vat Sixtynine, "un fischio maschio senza raschio" e la telefonata a Manzotin.

Nota a parte quasi inutile. Tutte le citazioni riportate sono a memoria.
Con tanti saluti a Spartaco Er Ventresca.

1 commento:

  1. La visione integrale di questo capolavoro qui:
    http://www.youtube.com/view_play_list?p=F34467144C5EBC0C

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