Il commissario Antonino (Ninni) Cassarà venne ucciso il 6 agosto 1985, all'età di 37 anni. Sposato, padre di tre figli.
Insieme a lui cadde Roberto Antiochia, agente da poco trasferito a Roma ma che chiese di ritornare a Palermo per non lasciare il suo dirigente senza persone fidate, soprattutto dopo l'omicidio di Beppe Montana, avvenuto pochi giorni prima in un agguato a Porticello.
Ninni Cassarà era uno di quei poliziotti che interpretavano il loro lavoro nella maniera più vera e integrale possibile. Senza compromessi.
Cassarà era il braccio operativo del pool antimafia di Palermo. La sua carriera partì a Trapani, dove si inimicò l'alta borghesia locale che non gradiva essere disturbata nelle case da gioco clandestine.
Mandato a Palermo, riuscì a trarre profitto dalle informazioni di una rete di confidenti che era riuscito a costruire con l'aiuto di un altro bravissimo poliziotto, Calogero Zucchetto, anche lui caduto sotto il fuoco mafioso.
E' opportuno precisare che il modus operandi di Cassarà era del tutto legittimo. Le informazioni dei confidenti venivano vagliate scrupolosamente, si cercavano prima evidenze e riscontri, e poi si agiva. E uno dei confidenti di Cassarà, coperto dallo pseudonimo Prima Luce, era Salvatore "Totuccio" Contorno, uno dei pentiti che mise polizia e magistratura in condizione di assestare colpi durissimi all'organizzazione mafiosa.
Cassarà era quindi uno dei tanti "conti in sospeso" che Cosa Nostra aveva urgenza di sistemare in un periodo in cui l'onda di sangue della guerra di mafia non si faceva problemi a straripare anche contro le istituzioni, contro gli onesti che combattevano il versante nobile di quella guerra.
Il commissario vide cadere intorno a sè nomi importanti sotto il profilo istituzionale. Il prefetto dalla Chiesa, il giudice Chinnici. Vide cadere i suoi colleghi, Zucchetto e Montana. Sul fronte mafioso il fronte Greco-Corleonesi stava passando per le armi tutto lo schieramento avversario di Bontade e Badalamenti.
Gli effetti collaterali del periodo del terrore, però, non furono banali. Tommaso Buscetta, vistosi accerchiato e colpito negli affetti primi, decise di collaborare con Falcone e disegnò una mappa molto attendibile del potere mafioso sull'isola, dando un apporto imprescindibile sia per quanto riguarda le operazioni di polizia che per quanto riguarda la comprensione del fenomeno. Come disse Falcone "Buscetta ci permise di comunicare coi turchi senza esprimerci a segni".
L'iter che condusse all'omicidio di Cassarà era un tipico. Screditare, isolare. E poi uccidere, che è più facile e sembra quasi un doloroso dovere. L'omicidio del suo collaboratore Montana era una semplice necessità operativa di Cosa Nostra. Poliziotti troppo curiosi. Ma nei giorni seguenti una escalation di isteria e di errori portò all'uccisione in caserma di uno degli indiziati fondamentali, Salvatore Marino. Omicidio maldestramente mascherato, opinione pubblica giustamente contrariata, una manna dal cielo per chi cercava pretesti per isolare culturalmente chi lottava la mafia davvero.
Il 6 agosto Ninni Cassarà tornava a casa dopo giorni in cui non aveva mai lasciato la questura. Telefonata estemporanea alla moglie per avvertire, per un piatto di pasta. Non si sa se una fonte interna alla questura abbia avvisato dell'uscita del funzionario o se il commando, che aveva comunque modo per farlo, stesse sistematicamente presidiando il percorso. Fatto sta che l'autista dell'Alfetta fece scendere Cassarà e Antiochia esattamente davanti al portone del palazzo, a non più di tre o quattro metri dall'androne coperto, dalla sicurezza. Tre o quattro tiratori erano pronti e appostati sulle finestre delle scale del palazzo di fronte, e investirono i due poliziotti con una vera grandinata di colpi. Uno solo colpì Cassarà, tranciandogli l'aorta. La moglie vide e sentì tutto.
Ricordiamoci anche del sacrificio di queste persone, che hanno creduto fino in fondo alla battaglia che combattevano. Non è nemmeno più un discorso di risultati. E' il valore dell'esempio.
Molte persone nn riescono a percepire il valore dell'onestà,della vita, della volontà a sconfiggere il male.. Cassarà è stato uno delle poche persone che si è battuto per noi, credendo veramente in quello che faceva..
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