venerdì 18 giugno 2010

Who needs enemies.../5

Una delle mie preoccupazioni principali dopo la maturità classica era quella di ricrearmi un minimo di socialità goliardica, diciamo così. Magari mi serviva un nuovo compagno per la briscola. Gli studenti di Ingegneria dovevano essere per forza persone serie, ordinate, precise e inquadrate, almeno a mio avviso. Mai previsione fu più sbagliata.

La genia di personaggi che ho avuto modo di conoscere in quel periodo è stata veramente notevole. Un bel gruppo di amici con cui non è mai cessata la frequentazione, lavoro permettendo. Tante persone in gamba, che hanno fatto strada in Italia (che è più difficile) e fuori (serve solo un po' di coraggio). Gente curiosa, in qualche caso proprio strana.

E poi Lui.

Il Lui in questione è capace di trasformare ogni occasione accademica, sociale o ricreativa in un evento da tramandare ai posteri. In un racconto a cui nel tempo, inevitabilmente, si sovrapporranno revisioni, nuovi ricordi, leggende metropolitane, versioni apocrife. Ma la sola presenza di Lui trasforma una banale lezione in qualcosa per cui vale la pena dire "Io c'ero".

Era decisamente il fattore X del gruppo di persone con cui studiavo, frequentavo, prendevo i posti in aula. Persona intelligente, allegra anche se con qualche tratto rancoroso e con un senso del tempo comico da vero fuoriclasse, a volte.
Ma con un tenue problema... Sostanzialmente pensava a voce alta, sempre e comunque.
E con una passione viscerale: la Roma.
Unendo il tutto ne viene fuori il seguente episodio, che meriterebbe una sorta di lapide davanti all'aula 27 di San Pietro in Vincoli.

Una esercitazione di Calcolatori Elettronici è l'ultimo livello prima della punizione fisica, parliamo chiaro. L'esercitatore non è un campione di simpatia, programmare in linguaggio assemblativo sarà pure interessante per i primi due o tre esercizi ma poi c'è di meglio. Mettere una esercitazione dalle 17 alle 19 è coerente con il quadro. E per un caso, una esercitazione cadde (parliamo dei primissimi anni Novanta) in contemporanea con un Sampdoria-Roma di Coppa Italia.

Lui ha sempre lo stesso posto: in prima fila, il terzo da sinistra.
Lui segue l'esercitazione, perchè è studente diligente e coscienzioso.
Lui però ha l'auricolare guasto, e la Roma è la Roma.

Ergo, radiolina incastrata fra orecchio e spalla, copia quanto scritto alla lavagna più o meno emulando un fax, favorito in questo dal rumore che emetteva la radiolina che regalava a Lui e vicini il commento della partita.

L'esercitazione prosegue, la partita pure.

Ad un certo punto avviene l'imponderabile... "Attenzione, calcio di rigore per la Sampdoria!".
A modo suo Lui non la prende benissimo.
Bestemmione.
Cadono nell'ordine: radiolina, blocco appunti con effetto nevicata, che i fogli non erano attaccati agli anelli, una parure di matite colorate che vai a capire perchè...
Ovviamente tutta la zona limitrofa è in lacrime per le risate e nessuno si alza per farlo passare, cosicchè per raccogliere il tutto Lui deve scavalcare la fila e il prof si gira... "Che è che...".
Lui perentorio "Non è successo gnente, vada avanti".
Il prof quasi intimorito si rimette all'opera.
Lui raccoglie il tutto e si rimette in postazione, con la radio riposizionata strategicamente.

"Tutto è pronto per il calcio dal dischetto. Parte Vialli. PARA CERVONE!".

Lui scatta in piedi e davanti ai settanta-ottanta privilegiati in aula si esibisce in una magistrale esecuzione del gesto dell'ombrello, si gira verso il collega allibito, lo prende per le spalle e lo scuote urlacchiando "Gliel'ha paratoooooo!!!".

Si risiede, visibilmente soddisfatto, mentre nel resto dell'aula s'è verificato un effetto domino collettivo per le risate. Il prof, appena risentito..."Noto con piacere che ha risolto i suoi problemi, ora se mi fa proseguire...".
Non credo serva altro e poi scrivere mentre si ride non è facilissimo :)

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