(Sottotitolo: Morning Woes)
Dormo male, per il caldo. Dormo poco, chissà perchè. Da un paio di giorni mi regalo un piccolo lusso. Scendo in spiaggia alle sette e mezzo di mattina. Il deserto. Solo lo stabilimento vicino che comincia a preparare la giornata, una gradevole scia di cornetto caldo dalla finestra del bar. Qualcuno che corricchia sul bagnasciuga, ma nessuno in acqua.
Una striscia di Tirreno come piscina privata, niente male. Da solo, completamente. Non è fredda. O meglio, la differenza fra temperatura dentro e fuori è irrilevante, eppoi basta farlo. Entrare, qualche passo per non arare il fondo, tuffarsi e lasciarsi.
Dovrebbe essere il rituale di inizio giornata: rilassarsi, pensare, porsi degli obiettivi. Nulla di tutto ciò. Lasci fare al mare, lo sa già da solo. Non ci sono onde, giusto qualche increspatura che ti culla un po' mentre stai lì a goderti una sorta di scrub metafisico, canticchiando qualcosa fra te e te...
"Ma s'io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni... vi sembra che per questi quattro soldi, questa gloria da stronzi, avrei scritto canzoni....".
E' quello che ti passa in testa senza pensare.
Una ventina di bracciate, quasi come dispetto a se stessi... Non devo preparare gare. Voglio giocare. Che faceva quel delfino in Messico? Si fermava, col naso a pelo d'acqua, inchiodato. Aspettava il via. Un colpo di coda, staccava due metri fuori dall'acqua da fermo. Che spettacolo... Proviamoci, va. Tanto chi mi vede. Non ho la pinna caudale, devo arrangiarmi. Mi raccolgo sul fondo e salto. L'effetto è più quello di una rana imitata da un bradipo che non di un delfino, ma pazienza. Altre bracciate. Porca eva, mi sa che devo uscire.
Maurì, con tutto l'amore, la simpatia e tanta tanta invidia: mabafangulo va!
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