martedì 15 febbraio 2011

Voci di quartiere

Vivendo connesso, nel tempo la mia socialità s'è sbilanciata verso la rete. Parlo con amici e amiche sparsi per il globo con buona facilità, filtrando a prescindere persone e argomenti sulla base di interessi e vissuti personali. Insomma, riesco ad essere selettivo e quello che non voglio vedere/notare è cassato a monte. Wow. 
Di solito comportamenti così tranchant non sono sempre i più saggi. In parole semplici... Ogni tanto un sano contatto col quotidiano può regalarmi qualche siparietto che merita. Come i due riportati di seguito, che per una strana congiuntura astrale si sono materializzati nell'arco di una quarantina di minuti e nel raggio di un chilometro. Nel mio quartiere, nemmeno un postaccio.

Ladies. Esco dalla farmacia carico di antiinfluenzali per tutte le fasce d'età. Sul muro esterno fa bella mostra di sè un nuovissimo distributore di profilattici appena installato, tutto luci e colori, e un paio di robuste barre metalliche con lucchettoni sul frontale a spoetizzare. Una signora un po' avanti con gli anni sta lì di fronte e tenendosi gli occhialini con la mano non ci si raccapezza molto. Signora ben vestita, cappotto e borsa sotto il braccio, che resta là di punta, di fronte al distributore. Boh. Esce altra signora di pari età che netta netta si rivolge all'amica "Aoh, ma che te stai a guardà er distributore dei preservativi?". La prima signora si ritrae quasi impaurita con il più telefonato dei "Ma noooo! Ma guarda te...." l'amica la incalza con "Adesso non me dì che non sapevi che era quello!". Il tutto sta rapidamente scemando in una risata finale quando passa alle loro spalle una terza signora della stessa fascia di età, vestita anche lei molto a modo, che prorompe in un liberatorio "Ma fa bene!!! Ma non ho capito perchè quello là che è pure più vecchio de noi si trastulla(*) co le ragazzine e noi non potemo manco fa' un peccatuccio!!!". Ero tentato di invitarle tutte e tre per un aperitivo al wine bar là dietro...

(*) ecco, non ha detto proprio così.

Prosopopea tagliata sottile vicino all'osso. Ancora di buon umore per la performance estemporanea delle tre signore, mi dirigo a far provviste in macelleria. Quella buona, dove c'è la fila. E dove in fila mi capita vicino la definizione da manuale di pirla. Uso il dialetto insubre di proposito, a dispetto della location, perchè lo stereotipo incarnato dal tizio era veramente perfetto, roba da andare su google, scrivere "pirla", premere su "mi sento fortunato" e si ottiene la faccia di quello. Vestito: quasi un trendsetter. Zuccotto blu stile Lucio Dalla. Giacca blu, pantaloni blu, camicia e cravatta adeguate, scarpe marroni. Ti passo lo zuccotto di lana per il freddo ma non il vestito blu e le scarpe marroni. Nemmeno in fila in macelleria. E maledizione, c'è fila. Incurante della presenza di sette otto persone affaccendate in questioni da macelleria, il tizio prorompe ad alta voce in una sfilata di cazzi suoi non da poco, intercalando il tutto con un "ha-ha!" talmente fastidioso che ci accoderei una h aggiuntiva. "Hah-hah, amico caro, allora per la prossima settimana si parte!" Amico caro a chi? Dubito che questo abbia amici, con quel profluvio di h. "Si, si atterra a Gnu Iorche nel pomeriggio, alberghetto e compagnia giusta, caro amico..." e intigne. "No, guarda, la compagnia giusta è quella che dico io, hah-hah che l'altra volta c'è mancato cazzi che ci portavano in ceppi a Guantanamo a tutti". Avesse voluto Dio. E su questa nota gentile arrivo finalmente a chiedere le mie fettine. "No, non ti sento, no, PARLA PIU' FORTE". Quel sottile momento in cui la parte di Hannibal Lecter che alberga in ciascuno di noi sta per prendere il sopravvento, infilare l'inane di testa nel banco del macellaio, scontornargli fegato e interiora e metterlo in bella mostra vicino alle stesse parti di innocui bovini, che almeno non telefonavano urlacchiando (anche perchè non ce la vedo una mucca in fila in macelleria, onestamente). 
"Anche sei uova, grazie. Quanto devo? Grazie, buonasera".

Dovrei uscire là intorno più spesso.

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