Ogni tanto alcune pagine di storia spariscono dai libri, oppure arbitrariamente si ritiene che non abbiano dignità per entrarvi. Per puro caso, qualche anno fa mi sono imbattuto in una di queste pagine ancora non scritte, vedendomi un bel documentario passato su History Channel. Poi ho anche scoperto che lo stesso documentario è stato ignorato dalla televisione pubblica, troppo occupata a copiare quella commerciale.
Il documentario si intitola "La guerra sporca di Mussolini". La parte storica è curata da Lidia Santarelli, docente di storia alla New York University e a tempo perso mia compagna di classe al liceo, con cui occasionalmente facevo i compiti, in compagnia della sua gatta Palmira (sic).
Oltre che nel documentario, un racconto molto dettagliato delle atrocità compiute dalle truppe italiane in Grecia è riportato in questo articolo uscito tempo fa su L'Espresso. Non è facile trovare documentazione estesa su questa fase della nostra storia. Chissà, magari perchè collide con il filone "italiani brava gente", "stessa faccia, stessa razza". Vai a capire.
Ma i fatti sono quelli, non c'è troppo da dire. Nel febbraio 1943, per rappresaglia contro un attentato dei partigiani greci che procurò nove vittime fra i militari italiani vennero passati per le armi tutti gli uomini di Domenikon, paesino della Tessaglia.
E in certi casi ti scopri uomo a quattordici anni.
Centocinquanta vittime. Fucilati e buttati in una fossa nello spazio di una notte. E Domenikon fu solo l'inizio. Gli stessi tedeschi fecero le loro rimostranze al comando italiano per la indiscriminata crudeltà usata verso le popolazioni. Si stima che l'amministrazione italiana sottrasse risorse in quantità tali da indurre impoverimenti e carestie. Il conto delle vittime si aggirerebbe intorno alle cinquantamila unità, distribuite nell'intero periodo. Le reni da spezzare.
Resta chiaro che comportamenti come questi sono un insulto per tutti quei combattenti italiani che, prescindendo dall'ideologia del regime fascista, hanno dimostrato di possedere una umanità verso i prigionieri. In parole semplici, verso quegli italiani che hanno dimostrato di essere uomini.
Ma è successo anche questo. E mi fa piacere che ci sia qualcuno che abbia faticato in termini di ricerca delle fonti, ricostruzione storiografica e documentazione semplicemente per dare memoria a queste persone, che non potranno più avere giustizia. E mi fa ancora più piacere il fatto che la storica che ha compiuto questo eccellente lavoro sia stata una mia (simpaticissima) compagna di classe :)
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