La sede in cui sono da ormai otto mesi mi piace. Decentrata ma non troppo, raggiungibile in auto oppure con mezzi e navette da varie parti, nemmeno troppo lontana da casa. Se va proprio male male sono tre quarti d'ora. E dopo anni di quotidiane gite fuor di porta sto apprezzando la gioia di dover fare soltanto ottanta chilometri al giorno.
Altri aspetti positivi. C'è il nido aziendale. Il traffico di genitori e pargoletti nel luogo lavorativo mette una nota allegra. Il nido è grande, pulito, colorato, pieno di giochi e di voci.
La mensa non è un ristorante, ovvio. Ma è ben ottimizzata e poi c'è anche l'opzione del trancio di pizza, assente nelle altre sedi.
Altra cosa che mi piace: la postazione di infotraffico accanto all'ascensore, così quando sei in uscita, col notebook impacchettato nello zaino, ti fai una idea di cosa ti aspetti, e al limite di valutare itinerari alternativi.
Un sacco di gente, incontri facilmente amici e colleghi, bar all'interno di ogni palazzina. Insomma, sono stato in posti peggiori...
From now on, disattivo il filtro del politically correct per un po'...
Due cose non riscuotono propriamente la mia entusiastica approvazione. A pochi metri dalla mia stanza ci sono i distributori automatici. Notoriamente, il caffè di quelle macchinette non può sostituire quello del bar in nessun universo possibile. Ci sta che per emergenza uno debba calarsi un po' di caffeina in vena, e accetti il rischio. E poi ci sono altre due macchine per bibitame vario, chewing gum, caramelline. Ovviamente funzionano con chiavetta o monetine, ovviamente sono piccoli luoghi di aggregazione e quindi alleni l'orecchio alle chiacchiere del lunedì mattina o alle varie menate stile Camera cafè che ascolti anche involontariamente. L'orecchio si rassegna un po' meno quando scatta l'ira del consumatore, cioè quando le macchine infernali defraudano qualcuno dell'agognato bene. E' un sacrosanto diritto, ma reputo più costruttivo lasciare nota a chi gestisce l'oggetto piuttosto che trifolare l'esistenza a chi sta nelle stanze a fianco tentando di shakerare gli armadioni metallici, peraltro molto poco ricettivi delle pur legittime istanze.
Ma avere sti cosi vicino ha comunque anche dei pregi.
Dove non ravviso alcun pregio... C'è una simpatica presenza, a qualche stanza da qui, che ha l'inveterata abitudine di fare le proprie telefonate, tutte, facendo il pendolo davanti alla porta della mia stanza. Tono di voce querulo e volume alto. Quando dico alto, significa che anche con le cuffie sono spesso coinvolto nelle sue accessorie conversazioni.
Da qualche giorno, essendo la misura ampiamente colma, sto valutando qualche tipo di rivalsa.
Ordinatamente:
- Disturbo attivo... Tu vieni qui a passeggiare sul mio sistema nervoso coi tacchi a spillo, io mi attrezzo e non appena ripassi metto a tutto volume l'immortale scena di Ovosodo in cui il tizio pronuncia la parola Wyoming. Ruttando.
- La legge del taglione... Sto valutando di restituirle la carineria a modo mio (che peraltro come volume sono anche messo benino...). Sarebbe simpatico vedere come reagisce se mi metto lì a chiacchierare di football o dei miei business davanti alla di lei magione. E perchè reputo inelegante, causa presenza di altri innocenti, intavolare anche eventuali finte telefonate hardcore
- Avanspettacolo... Passare davanti alla sua stanza, aprire la porta di scatto e tirarle addosso un gatto (ovviamente vivo, in salute e retribuito per l'opera). Il problema sarebbe quello di introdurre il gatto, ma l'effetto comico... vuoi mettere?
- Extrema ratio... Arriva la volta in cui mi vedrò costretto a dirimere serenamente la questione con la diretta interessata. Sto valutando la sediata in faccia. Vediamo.
Può bastare, credo.
Da adesso, il filtro politically correct è ripristinato.
E devo dire che in questa sede si sta veramente bene :)
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