giovedì 5 aprile 2012

Persepolis

Persepolis (2007) è un bellissimo film di animazione, tratto da un libro a fumetti che nel tempo, direi e per fortuna, è diventato un caso letterario.
Una semplice autobiografia dell'autrice, contestualizzata nella storia tormentata del suo paese. Ma dove noi, per somma di luoghi comuni, ci aspettiamo noia e uniformità scopriamo una storia forte e degna, la somma di tante tante vite spese per un ideale, la voglia di ribadire la propria individualità anche quando altri hanno paura a farlo. Tra le altre cose, Persepolis è un bell'invito a riflettere sull'insidia delle generalizzazioni.

Marjane cresce in un contesto borghese, progressista e di buona istruzione.
La storia comincia con lei bambina, che vuole diventare profeta e vietare i dolori reumatici alle nonnine.
Nel 1979 l'Iran comincia a ribollire, dopo un periodo di pax persiana in cui una idea di benessere generale nascondeva quello che succedeva ad oppositori e intellettuali contro.
La caduta dello scià, la rivoluzione islamica.
La rivoluzione però rende l'aria molto pesante, per una famiglia in cui la curiosità per il mondo è vista come una ricchezza e non come una insidia. Una galleria di personaggi utile a far aprire gli occhi. La nonna, tenerissima, ironica e forte davvero. Lo zio comunista e i suoi due cigni di mollica di pane.
Nel tempo, la famiglia decide che Marjane non può stare ancora lì e la mandano al liceo francese a Vienna.

Esperienze paradossali e divertenti, la crescita, le delusioni d'amore. Anche qui una bella fauna, con due imperdibili: Frau Schloss, la professoressa che la ospitava e il ritratto di Markus dopo il tradimento.

Avendo infine constatato che dopo quella pagina della sua vita l'Europa non è più il suo posto e dopo aver davvero rischiato di morire per un tradimento, Marjane ritorna a Tehran all'inizio degli anni Novanta, dove trova un contesto a cui deve riabituarsi e lo stacco è tale da farla cadere in depressione. La guarigione dalla malattia inizia con un esilarante interpretazione di Eye of the Tiger (da Rocky Balboa...). Marjane si rimette in moto, rivuole la sua vita nella sua città con la sua gente, ma a modo suo (grandiosa: "E voi evitate di guardarmi il culo!").

Tutto il film è una alternanza di situazioni esilaranti e di disperazione che deborda. Ideali traditi, persone uccise e perseguitate. Una guerra che non finisce, se c'è ancora qualcuno che non accetta vincoli e restrizioni.

La narrazione termina dove era iniziata, con la nuova vita di Marjane, la partenza per Parigi. Dopo l'ennesimo dramma di una festa di amici interrotta dai guardiani, una fuga sui tetti, l'ennesima vita spezzata.

E l'ultima passeggiata con la nonna sulle rive del Mar Caspio.

Questo film mi ha fatto sorridere quando non ridere davvero. E commuovere. Mi ha fatto pensare tantissimo, ricordandomi che non scappiamo dal fatto che una grossa parte delle nostre aspettative di vita dipende dal luogo di nascita. Non è giusto e ci si può fare poco.

Il libro da cui è tratto è secondo me ancora più bello, vale veramente la lettura. Magari all'inizio siamo rapiti dal tratto dei personaggi, molto Peanuts prima maniera. Il disegno rotondo, l'uso esclusivo del bianco e nero. Ma poi nel seguito sembra proprio che ogni tratto è funzionale alla narrazione, e nulla come il bianco e il nero riescono a trasmettere umori e sensazioni integri, non mediati. Non c'è una scala di grigio. E davvero, si ride, si pensa e ci si commuove.

Marjane Satrapi (1969 and counting) viene definita quasi riduttivamente graphic novelist.
Persepolis è la sua opera principale.  Ha scritto anche altro e in rete si trova moltissimo.

Bella foto di Marjane Satrapi

La libertà ha sempre un prezzo
(M. Satrapi, Persepolis)





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