mercoledì 11 maggio 2011

Omini di pongo

Questo l'ho fatto io!
In un anno e passa di blogging ho evitato con una certa cura due argomenti. Non scrivo nulla di eccessivamente introspettivo o personale (scelta mia), e giro intorno all'attualità politica con  prudenza. Sono un po' infastidito da ogni forma di pensiero unico, e nulla come la politica si presta.

L'unica cosa che ho lasciato sedimentare da tempo e sulla quale sto tentando di farmi un po' di chiarezza è una considerazione sulla formazione di un nuovo raggruppamento politico. Nato on demand, senza un programma proprio, senza una missione se non quella di vendere all'Offerente Unico qualcosa che proprio con uno stupro terminologico chiamerei dignità.

Ci metto quasi una riflessione seria nel mezzo, giusto per capire che non sto sparando sulla croce rossa tanto per. Secondo me il dettato costituzionale secondo cui un eletto non ha vincolo di mandato ma risponde esclusivamente a se stesso è giusto. E' giusto in un contesto ideale, precisiamo. In quei casi in cui la mia coscienza è in disaccordo con una eventuale linea di partito, ho il sacrosanto dovere di esercitare il mio diritto al voto nei modi che ritengo migliori per l'interesse comune secondo il mio metro di giudizio. Ci mancherebbe. 

Il momento attuale però stimola un approfondimento serio rispetto alla questione "quanto costa la mia coscienza?". Il trasformismo parlamentare è un side-effect storico, addirittura antecedente alla scrittura della costituzione che sancisce l'indipendenza dal mandato. In una delle periodiche riletture che facevo tempo fa della Storia d'Italia di Denis Mack Smith, ho notato diversi episodi al riguardo, che prescindono dai colori e dalle contingenze. Il trasformismo è solitamente un atteggiamento di convenienza che non fa nulla se non declinare uno stantio do ut des. Ma si trattava quasi sempre di un fenomeno individuale, o di gruppi estremamente limitati nel numero.

Oggi il fenomeno ha assunto scala quasi industriale. S'è formato un gruppo di plasmabili alla bisogna che garantisce il pacchetto di voti mancante quando le decisioni non mettono tutti d'accordo. Chiaramente questo ha un prezzo in termini di visibilità, incarichi, promesse, blindature di gente che ha una storia politica risibile. Ovviamente l'utile di queste persone è di carattere esclusivamente individuale, non giriamoci intorno. Para-alfabetizzati che mai nella vita potrebbero neppure attingere a quei livelli di prestigio personale e facilità di guadagno. Ci fanno assomigliare sempre più a una democrazia da operetta. Certo che con un governo che si rivolge a chiunque con modi e dialettica da bar sport e una opposizione che per vocazione riesce a presentare più punti di vista che iscritti, fenomeni fastidiosi come la glorificazione degli omini di pongo trovano la porta aperta.

Due geni si segnalano su tutti. Due che tentano di convincerti che, a banalizzare, loro sono sempre bianchi ma ormai il concetto di bianco è talmente mal recepito dagli altri bianchi che solo i neri possono rappresentarlo bene.

Il primo dei due ha avuto il suo picco di gloria unico e isolato. Ricompensato della svendita di sè con una poltrona ad hoc per la lotta alla contraffazione alimentare, ha ribadito energicamente che lui è il giusto man on the mission poichè è un ottimo cuoco e una buona forchetta. Wow.

Il secondo (in foto). Ora sono in difficoltà. Le capacità istrioniche ci sono tutte. E' l'anello di congiunzione tra Danny De Vito e Enzo Cannavale buonanima. Oratoria completamente cinofallica, condita da robusti errori sulla consecutio e da occasionali congiuntivi sassoni. Riesce ad affermare una tesi e a confutarla in venti minuti di soliloqui aberranti. Spazia con la stessa abilità retorica urlata su una gamma infinita di argomenti. Mixa con disinvoltura fra la lotta alle otturazioni in amalgama, l'agopuntura e l'anatocismo, che fra i tre sarebbe pure un argomento serio ma che a quel punto ti lascia in una angoscia cosmica sintetizzabile da un semplice "Che cazzo sarà 'st'anatocismo?". Urla sopra all'interlocutore, storpia cognomi come nemmeno l'Emilio nazionale. Ovviamente uno così ci mette nulla a diventare un media darling, perchè per ridere si ride (anche se in effetti cadono le braccia se riflettiamo sulla realtà).

Alla fine, dovendo esprimere un parere politico mio, vado sul mio unico riferimento ideologico, l'immenso Cetto La Qualunque.

Un garbato 'ntu culu non si nega a nessuno

1 commento:

  1. il "congiuntivo sassone" è una perla straordinaria.

    per quanto riguarda Scilly, se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere, ridere tanto.

    http://www.youtube.com/watch?v=FIO_reYndZQ&annotation_id=annotation_912675&feature=iv
    http://www.youtube.com/watch?v=FoV5gP35kDQ
    http://www.youtube.com/watch?v=_YDVdy4r7Xw&feature=iv&annotation_id=annotation_942372

    http://www.youtube.com/watch?v=Q4Hb7CImKg0

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