domenica 5 febbraio 2012

La nevicata del 12

Nessun remake del califfo, ci mancherebbe.
Vedere la propria città con un costume che indossa raramente fa un certo effetto.

Non è che uno non sa cosa sia la neve. Ogni tanto ci si va.
Nemmeno a digiuno di neve in città. Un paio d'annetti fa uno sternuto di neve su Roma c'è stato. Poi nel giretto danese di neve ne avevamo la cantina piena. Solo che... solo che dite quello che volete, la neve a Roma è un'altra cosa. Sembra un enorme palla di vetro come quelle che ci facevano vedere i nonni, che ora se ne trovano sempre meno. Piaccia o no, Roma è un assemblato storico e architettonico unico al mondo. E' una sovrapposizione, un periodo storico dopo l'altro, un architetto dopo l'altro, un papa dopo l'altro. E' Roma, punto e basta. E una nevicata come questa non me la ricordo. Quella dell'85 (86?)... sì, ok, mi divertivo con il mio cane, un pastore tedesco di una mole e di una bellezza esagerate. Ma è passato un po' di tempo. Il lato bello di una situazione così è quasi banale. Il panorama, inusuale quando non irreale. Le risate dei bambini di città, per una volta stimolati a mollare tv e videogiochi a casa. L'aria, fredda e diversa. Lo scrocchio della neve fresca sotto i piedi. Lo sfrollare dai rami degli alberi, il più truce dei gavettoni, se capita. Svegliarsi e aprire gli occhi su uno spettacolo come quello in foto.

Roma 4 febbraio 2012 (grazie Carla!)
La folla al parco davanti casa. Slittini, sacchi della spazzatura per il monnezza ski, variante proletaria del bob. Pupazzoni di neve per tutti i gusti. Quelli minimalisti fatti dai bimbi, quelli d'artista, seduti sulla panchina che leggono il giornale, quelli sfatti con la boccia di vino in mano e anche altro in mostra. E i cani nel loro spazio, i vialetti pieni come nemmeno nelle domeniche di sole. Non è la solita Roma, impigrita e ultimamente un po' abbrutita. E' bella e vitale, non so cosa altro dire.

L'altra faccia della nevicata, molto meno romantica e divertente. Già il 20 ottobre 2011 una pioggia un po' più sostenuta della media ha messo la viabilità in ginocchio. Tempi di percorrenza medi quadruplicati, nel caso buono. Qualche giorno dopo, il quadrante nord completamente paralizzato per l'apertura di un grossista di elettronica di consumo con vendita di dicasi novanta iPhone sottocosto. In questi giorni c'è stata la solita saga tutta italiotica di mettere il deretano a massa dando ad altri la colpa della propria totale sciatteria. Una amministrazione mediocre. Uno squallido rimpallo di responsabilità con la protezione civile. Il tipo di confronto in cui speri che arrivi nel mezzo un meteorite a dirimere civilmente la questione. Il sindaco capace solo di lanciare imperativi categorici, dopo essere comparso nelle prime ore dell'immane catastrofe sfoggiando un autoesplicativo look alla Putin. Una pioggia di indicazioni sbagliate: che vuol dire didattica sospesa e scuole aperte? Sua eccellenza lo sa che se lui ordina l'indefettibile utilizzo delle catene e c'è gente che lo ascolta quelli si rovinano gli pneumatici e con tre centimetri scarsi di neve l'asfalto viene massacrato? Sarebbe bastato seguire un normalissimo meteo o televisivo o internettiano. L'arrivo della perturbazione bolscevica era stato annunciato con tre giorni tre di anticipo. Lo spargimento di sale, fatto prima che su twitter fiorissero i canali del tipo #attaccaattacca o #evitateilgra, avrebbe risparmiato un po' di stress alla prole dei Cesari. D'altra parte, non credo che si possa pretendere anche un uso frequente del pensiero strutturato da parte di chi ha come unica preoccupazione la propria immagine e la propria poltrona.

A questo punto aspetto con una certa impazienza una giornata da 43 gradi a ferragosto. 
Fenomeni imprevedibili.

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