martedì 28 febbraio 2012

Er tuttologo mbriaco

"Marmeladov og Raskolnikov", Anders Kielsgaard Hansen (thanks Anders!)
Sere fa ero nella pizzeria dove di solito mi rifornisco vicino casa. Buona, rapporto qualità prezzo onestissimo, puntuali con i tempi sugli ordini, locale tranquillo in cui sto imparando un po' a distinguere la clientela abituale da quella di passaggio.

Trovo in piedi davanti al banco un tizio dall'eloquio debordante, dalla bottiglia di birra vuota (la prima) o a metà (la seconda). Vestito di scuro con giacca pantaloni e sneakers, calvo, decisamente imbolsito, età indecifrabile che potevo stimare fra i quarantacinque malmessi e i cinquanta accettabili. Per la prima volta ho dovuto aspettare un po' per le mie pizze, succede. 

Mi sono focalizzato sul tipo, perchè era impossibile fare il contrario. Mettiamoci le due birrette forse a digiuno, mettiamoci una necessità di confronto con gli altri nemmeno repressa, in sostanza il tizio attaccava discorso a chiunque entrasse. Eloquio popolare ma non incolto, sboccato ma non troppo (se l'argomento dominante è l'onnipresente calcio non si va poi in punta di fioretto), non risparmiava nessuno. Studenti con probabile accento lombardo, che incrociava spesso perchè abitavano vicino, snocciolando dati su costo carburanti, esami universitari e flirt in essere o in programma. Prese in giro per le tifoserie avversarie. Il governo, immancabile: a far cassa sulle tasse sono buoni tutti, non servivano i tecnici. Il suo capo, chissà per quale oscuro incastro uno così in una posizione di responsabilità. E la Merkel, la Grecia. E un supplì, perchè non si beve a digiuno

La ragazza al bancone lo guardava, non si comportava meno che educatamente ma non aggiungeva spunti.

E il tizio che procedeva. Unico refrattario alla conversazione il sottoscritto, che si distraeva sulla tabella dei prezzi. Ma non perchè mi facesse ridere. Tutt'altro. Mi metteva veramente a disagio. Avevo l'impressione che proponesse un personaggio, che cercasse di vendere l'immagine di uno sempre e comunque a proprio agio, mentre trasparivano forse problemi sul lavoro, forse problemi personali. L'occhio un po' spento, la risata forzata. Magari quella birra un po' lo stappa, gli permetterà di chiudere la giornata con una idea di rilassamento, di confronto con gli altri che magari non ha al di fuori di clichet in cui è costretto ma non si riconosce, come molti.

No, non metteva molta allegria. Per una parte era un po' una accettabile caratterizzazione di Verdone, il logorroico che si attacca ad ogni virgola di ogni argomento. Ma per un'altra era l'ubriaco di Guccini, che si sforza per attirare un po' di consenso di un improbabile pubblico. E anche un po' di Marmeladov, l'ubriaco di Delitto e Castigo, che racconta la propria vita in una taverna a Raskol'nikov, tra sensi di colpa, tristezza latente e rigurgiti di dignità.

No, niente da ridere. Respect.

Cercando qualcosa che mi piacesse come illustrazione, ho trovato l'immagine sopra riportata, concessa gentilmente dall'autore Anders Kielsgaard Hansen. Thank you Anders! :)

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