mercoledì 30 maggio 2012

Il frigorifero e il wi-fi

In questi giorni, come purtroppo apprendiamo con aggiornamenti continui, un terremoto sta devastando l'Emilia Romagna. Vittime, feriti, danni, disagio, paura. Tutto quello che si porta dietro un terremoto, periodica manifestazione di una natura a cui siamo indifferenti, come Leopardi mirabilmente scrisse nelle Operette Morali. Lontano da me l'idea di fare qualsiasi tipo di ironia su avvenimenti di questo tipo.

Mi capitava incidentalmente di notare come spesso le buone intenzioni siano letteralmente affogate in un mare di pressappochismo, di sciatteria tecnica, di ricerca di consenso. Leggo un articolo su Repubblica.it, tenuto pudicamente anonimo, che avrebbe l'obiettivo di rendere aperta al pubblico la generica connessione wi-fi domestica. L'incipit dell'articolino è assolutamente giustificabile: 

"Per consentire a tutti coloro che non riescono a comunicare via cellulare di collegarsi ad internet, molti comuni invitano i cittadini dei paesi colpiti dal terremoto di oggi ad aprire la propria rete wi-fi domestica."

Non ci fa una piega.

Purtroppo però l'articolino, oltre che decisamente lacunoso dal punto di vista tecnico, non spiega a dovere il rischio introdotto da questo tipo di scelte, anche in un contesto dove le priorità delle persone sono decisamente altre che non collegarsi ad Internet. Si limita ad un generico "alla fine cambiate la password".

Non posso non notare che quando si dispone di una tribuna privilegiata, rispettata ed ascoltata, articoli come questo sono solo da censurare. Non mi addentro in spiegazioni farcite di Man in the Middle, MAC address da abilitare, keylogger, sniffer, furto di credenziali e quant'altro. Ma mi scappa un paragone, giusto per far capire che in una semplicistica divisione binaria tra bene e male, forse quanto suggerito in quell'articolino è male.

Supponiamo di trovarci in un posto e in una situazione in cui, a causa di un evento naturale, un frigorifero diventi una risorsa pregiata poichè è in grado, garantendo la catena del freddo, di svolgere le sue usuali funzioni. 

Mister Smith, proprietario del frigorifero, legge un articolo di questo tipo e pensa che in una emergenza come quella presente, il suo frigorifero potrebbe servire alla collettività, senza alcun tipo di distinguo su chi possa beneficiarne e per quale motivo. Ottimo. Mette quindi il suo frigorifero a disposizione di chiunque dica di averne bisogno. Inizialmente arriverà la signora Davis, che userà un piccolo spazio per conservare un po' di cibo per i suoi familiari. Ineccepibile. Minuti dopo, il vecchio Johnson passa di là e non avendo altro posto per tenersi il whisky in ghiaccio, approfitta di quanto disponibile. Forse il whisky in ghiaccio non è una risorsa di prima necessità, ma Mister Smith non ha modo di verificare o di limitare l'utilizzo del frigo, no?
Arriva poi il turno di James Evil, che proprio non sa dove mettere un po' di resti umani con cui conduce business non meglio identificati. Mister Smith ignora che, essendo suo, la stragrande maggioranza delle impronte rintracciabili su quel frigo sono riconducibili proprio a lui. E James Evil non è uno sprovveduto, e si protegge con i guanti. Senza contare il reverendo Jones, che occuperà un sacco di spazio per metterci dieci lattine, ognuna piena per metà, senza porsi il problema di versare il contenuto delle stesse in modo da usarne solo cinque.
Finchè non arriva Mister Smart che sa bene come è costruito quel frigo, svuota tutto quanto, ci mette quello che vuole lui, e ci lascia per soprammercato un nuovo lucchetto. Con gli ovvi ringraziamenti a Mister Smith, che dovrà sudare non poco per riappropriarsi del suo bene.

Oh, il tutto nell'ipotesi che la rete elettrica a cui è collegato il frigorifero sia ancora attiva...

Fate voi.

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