mercoledì 2 maggio 2012

Angry Bricks

Lunedì scorso siamo andati ad un evento di Lego dalle parti di Latina. L'organizzazione era curata da un gruppo di cultori del magico mattoncino danese con base a Roma che annualmente traslocano quantità abnormi di modelli costruiti e di scenari da costruire in un unico posto e predispongono esposizioni di vari manufatti, aree giochi per bambini, concorsi a premi.

La mia generazione ha vissuto il passaggio dai giochi vintage all'elettronica di consumo. In sostanza ho la fortuna di aver usato sia i Lego che i videogiochi, e di non disdegnare nessuno fra i due mondi. Certo che però il Lego ti riporta proprio alla prima infanzia, ai pomeriggi steso sul pavimento circondato da centinaia di mattoncini che poi alla fine del gioco riponevo (non sempre) nei fustini di detersivo che mia mamma aveva rivestito con la carta a fiori. 

Adoro i Lego e se proprio devo scegliere sono più per il vecchio approccio dei mattoncini elementari (unica concessione, i coppi a spiovente per i tetti) che non per i pur ammirevoli kit tecnici moderni, che coprono dalla Ferrari di Formula Uno alle astronavi. 
Sono cresciuto con i blocchetti standard due-quattro-sei-otto, per costruire qualsiasi cosa da attaccare poi sulle basi piatte verdi. Magari quando ricevevo qualche scatola tipo la stazione dei pompieri o l'ospedale, prima ci giocavo un po' così come da istruzioni, poi inevitabilmente finiva tutto nel calderone per essere reinterpretato a mia discrezione. All'epoca mi apparivano vere e proprie città, in varia scala e con le dotazioni più assurde. Unica infrastruttura immancabile era lo stadio, ottenuto pitturando il campo su una delle basi verdi e costruendo intorno le gradinate.

I Lego di oggi ormai sono molto più orientati al tecnico che non alla creatività a ruota libera (sciami destrutturati di mattoncini semplici con basi verdi). E ogni tanto mi impongo di comprare qualche Lego per i miei figli, perchè apprezzino anche questo, nonostante lo strapotere dei videogiochi e della tele. Ci gioco, mi diverto, invento, cerco di trascinarli. Alla fine questi mattoncini sono una mirabile opera dell'ingegno umano. Hanno incastri esatti al micron, hanno un processo di fabbricazione immutato nel tempo, pur risentendo degli ovvi strascichi di mercato globale che ormai infesta ogni cosa. Ma il nucleo resiste, l'incastro è ancora perfetto.

Insomma lunedì scorso ho fatto un bel bagno di nostalgia. Nessuno degli organizzatori aveva disponibilità e potenza di fuoco per replicare Legoland nell'Agro Pontino, chiariamo. Legoland è un parco fantastico, enorme per quello che ospita, manutenzione eseguita da tecnici specializzati. E' una vera e propria vetrina del frutto dell'ingegno danese, e come tale viene gestita e promossa nel mondo. Legoland è tutt'altro che uno scherzo. Questo è stato un evento molto ben curato che trasmetteva al pubblico la passione degli organizzatori, che si sostengono con piccole sponsorizzazioni, con iniziative come questa. 

L'attrazione principale era un diorama eccezionale su cui avevano costruito e realizzato praticamente di tutto. Chilometri di binari con trenini di ogni tipo, dalle locomotive a vapore ai treni ad alta velocità, tutti con i loro bravi motori che facevano evoluzioni sincronizzate da un sistema notevole di scambi. Stazioni in stile, passaggi in galleria. Un ponte sospeso favoloso, composto da più di mille pezzi. Porti con navi, città, stazioni di polizia. Veramente di tutto. In fondo un mosaico enorme con il Colosseo, che veniva a mano a mano composto dai visitatori, che dovevano riempire il loro mattone secondo la scheda fornita. Sui lati ogni bendiddio di modelli tecnici. Automobili, astronavi, monumenti, navi, castelli, legioni romane schierate, un set di Star Wars... Insomma, non c'era proprio da annoiarsi!

La cosa che ho adorato era lo spazio libero destinato ai visitatori. Una specie di area franca con cassettoni ripieni di migliaia di mattoncini sfusi di ogni forma e colore, un po' di tavoli su cui mettersi a giocare e la possibilità di riscattare a peso le proprie creazioni... Mi capita in mano la chiglia gialla di una barca. La guardo meglio... Ma sì, proviamoci... "Bambini, cerchiamo pezzetti rossi, ma tanti. Poi un po' di quelli gialli sottili, due mattoncini neri di numero e un po' di bianchi"...

Il risultato finale è in foto :)

La creatura...

Qui scatta la vanagloria. Mentre ero dedito a costruire Terence, le persone che mi passavano vicino cominciavano a fare capannello "Guarda questo che sta facendo". I ragazzi dell'organizzazione hanno capito che stavo andando completamente di improvvisazione e mentre proseguivo, staccavo e riattaccavo, ottimizzavo gli incastri, facevo massa dietro per bilanciarlo, sentivo le persone intorno che mi facevano i complimenti. Alla fine, era la mia prima uscita come "street artist"... Non ho trovato il fotografo ufficiale dell'evento, ma d'accordo con uno degli organizzatori che mi ha proposto di unirmi al gruppo, ho fatto qualche foto della creaturina e gliela ho inviata, magari la metteranno sul sito dell'evento :)

Complimenti a loro per l'organizzazione e per la passione di un mito che ci fa restare bambini un po' di più.


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