giovedì 26 gennaio 2012

Epoxy Lady

Tenacità policroma
Ok, il titolista s'è gasato. L'alternativa era "Ode alla colla", che forse era pure peggio.

Nelle mie estemporanee esperienze bricolistiche (e credo che valga più o meno per tutti), nel tempo si s'è delineato e consolidato un certo numero di totem, cose che sono riuscite a scavarsi la loro nicchia di strumenti-di-cui-non-si-può-fare-a-meno.

Nell'ordine.
  • Trapano wireless con tanto di percussore. Set di punte variamente assortito. Copro dalle corazze dei blindati alle operazioni odontoiatriche. Esperienza indimenticabile riportata qui
  • Set di chiavi con innesto a brucola. Numero di inserti vario, invito a diffidare delle valigette da bancarella di ovvia provenienza cinese, perchè incastrano male e funzionano peggio.
  • Cacciavitino di precisione con trentotto, dicasi trentotto punte diverse, comprato a saldo in ferramenta per quattordici euro ben spesi. Incluse addirittura quattro punte torque di grandezza diversa. Ci ho aperto il Mac, ciò basti.
  • Coltellino svizzero. Quarantadue tool, copre dalla pesca allo smontaggio delle schede di rete fino a una vasta gamma di reati contro la persona e contro il patrimonio su cui non mi dilungo.
L'ultimo arrivo nell'olimpo degli strumenti-di-cui-non-si-può-fare-a-meno è quello ritratto in figura. E' praticamente l'idea platonica di colla. Quella che una volta applicata secondo istruzioni e atteso il tempo necessario, in qualsiasi condizione operativa e ambientale non la stacchi più nemmeno se ti vengono le crisi isteriche. Sua maestà la resina epossidica bicomposta (o bicomponente, ad essere pedante).

Questo appiccicaticcio miracolo della chimica in sostanza è una soluzione finale, nel senso che una volta applicato e asciutto può sopportare pressioni che si applicano solo con l'uso di macchinari, non con le mani. Onestamente in nove casi su dieci è proprio un overtreatment, è come stanare formiche con l'Enola Gay. Ma la soddisfazione. Venni reso edotto della sua esistenza da M, ex collega che ne vantava le qualità e l'inattaccabile tenacità (copyright Checco Zalone...). Me ne ricordai lo scorso anno, esasperato dalla guarnizione di un finestrino della mia auto che periodicamente andava fuori posto e provocava infiltrazioni d'acqua. Fastidiosissime. E una mattina in cui ero incazzato anche più solennemente del solito, mi cade l'occhio sulla doppia siringa applicatrice esposta in ferramenta. Perfetto. Appena ho avuto modo, ho preparato l'impasto bicomposto all'interno di un recipiente refrattario (senza farla lunga, va bene un bicchierino di plastica), ho mischiato per i tre minuti prescritti, ho spiattellato sul posto con la dovuta generosità e ho applicato un morso costrittore per buoni cinque minuti. Sebbene il risultato sia esteticamente discutibile, ovviamente anche sotto il diluvio il problema non s'è più riproposto, eccheddiamine. Uno a zero per la bicomposta.
Settimana scorsa, antina della credenza di cucina che ormai ballava troppo, colpa di una cerniera che ormai aveva un po' consumato il truciolare in cui era inserita (non si fanno più le cucine di una volta, ce lo so). Proprio con sguardo di sufficienza, smonto lo sportello, allento un po' le vitine delle cerniere, mi infilo chirurgicamente con la bicomposta nel punto incriminato. Certo che come odore, porca eva, pare un doposci appena tolto dopo una camminata di sei ore. E quando impasti, il bicchierino utilizzato si surriscalda nemmeno poco. Ma adesso, come dire, nun nazzica più.

Avvertenza (mi sa che s'è capito). Occhio alle mani e ai vestiti, perchè quando è asciutta è asciutta. E basta.

Nessun commento:

Posta un commento