venerdì 20 gennaio 2012

Banda e Romanzo

Er Libanese
Romanzo Criminale è un plot scritto veramente bene. Il libro alla fine è pretenzioso, ma si può leggere. Anzi, si legge bene. La serie televisiva è fatta anche meglio del libro, merito di un'ottima regia, di una cura impeccabile per le ambientazioni, con le musiche giuste, con un eccellente gruppo di attori giovani e poco conosciuti.

Come noto, il libro è una ricostruzione romanzata ma agganciata al vero della storia della banda della Magliana, gruppo criminale che mise Roma a ferro e fuoco a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta. In una città in cui la delinquenza non agiva in maniera coordinata e strutturata, la banda ebbe l'idea vincente, per un po', di ragionare in termini organizzativi. Fare utili e reinvestirli. Alzare il livello di complicità e commistioni con lo stato. Stringere alleanze con altri gruppi criminali. Il tutto con l'uso indiscriminato e sistematico della violenza, delle armi. Non c'era un'ideale dietro, ma una idea di business. Armi, droga, costruzioni. Storia nota, ma non del tutto.

Il libro di De Cataldo riprende i tratti fondamentali delle cronache di quel tempo, il sequestro e l'omicidio del barone, il rapimento di Moro, la strage di Bologna. I personaggi sono caratterizzati in modo eccellente. Il Libanese, Dandi, er Freddo, Scrocchiazzeppi, Trentadenari, er Teribbile, Fierolocchio, i Buffoni. La guerra urbana è resa in tutta la sua truce evoluzione. Emergono i veri capi, per coraggio e carisma. Il Libanese e Er Freddo. Dandi no, troppo opportunista. Ma i due sono alla fine eroi negativi, samurai urbani la cui violenza viene raccontata, motivata ma non giustificata. Il loro odio verso tutto e tutti, la determinazione di prendersi la città e il fatto che alla fine ognuno dei due poteva fidarsi fino in fondo solo dell'altro. E prendono due strade diverse. Il Freddo, preso dall'amore per Roberta, che si propone di cambiare vita. Il Libanese no. Sempre più perso nella coca, sempre più assorbito nei deliri e nelle paranoie, trova la morte da uomo solo in una notte di pioggia sotto casa di sua madre (nella serie, non nel libro).

La serie è ispirata dal libro, non uguale. Tutto sommato è un bene. Sia l'uno che l'altro hanno i loro pregi.
Gli eroi maledetti, la loro umanizzazione, la partitella tre contro tre sulla spiaggia prima dell'arrivo del carico che avrebbe sancito il loro punto di non ritorno. Unico punto dove vedi non tre criminali, ma tre ragazzi di periferia che prendono un pallone a calci per divertirsi e ridere. E non possono non ispirare un minimo di empatia.

Non nella realtà. E' stata la pagina più nera della storia recente di Roma. Quel libro e quel film, che giustamente vogliono anche ricordare cosa accadeva, lasciano aperta una insidia sottile. Ricorderei sempre che fra quelle persone non c'è stato nessun eroe, neanche maledetto.

Nessun commento:

Posta un commento