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Sta solo cambiando uno schema... |
Non deve essere facile essere Peyton Manning.
Quattro volte miglior giocatore della lega, un Superbowl vinto, uno perso. Quattordici anni di leadership indiscussa. Raramente una squadra è stata identificata in maniera così netta con un giocatore. Proprio questa è una delle definizioni più dirette di "miglior giocatore": togliere Manning ai Colts e vedere che cosa accade.
Secondo me il miglior QB dell'ultimo decennio è lui. Qui scattano i puristi delle cifre, che fanno notare che Brady di qua, Brady di là. Non si può chiedere a uno che tifa per i Dolphins di celebrare Brady. Brady ha il super attacco, la linea dei barbuti, i ricevitori forti, la super difesa, il tizio in felpa a bordo campo. Quella lì in tribuna che tifa. Così è facile.
Manning no. Lui non è aiutato dagli allenatori o dal sistema. Lui è il sistema. Basta vedere cosa accade a bordo campo quando succede qualcosa di sbagliato in attacco. Solitamente il capo allenatore o l'offensive coordinator parlano con il quarterback, cercano di capire cosa non è andato, leggono le foto inviate dagli assistenti in tribuna. Lui no. Si isola da tutti. Resta un po' a pensarci. Verrebbe da dire che reingegnerizza il tutto. Poi va dall'allenatore, spiega cosa è successo e come ci si regolerà in seguito. Succedeva con Tony Dungy, che era un buon allenatore. Succede con Jim Caldwell, che secondo me non lo è. E poi basta vederlo in azione. No huddle. Sistema i compagni, chiama lo schema, un difensore reagisce, cambia lo schema. Un misto fra un condottiero e un direttore d'orchestra, perchè va anche detto che non recita malissimo.
Un grande. Personaggio idolatrato dalla comunità e dai media. Sovraesposto, sicuramente. Ma che riesce a non perdere mai il focus su quello che deve fare. Semplicemente perchè è un predestinato vero, secondo me.
Figlio di un grandissimo quarterback, Archie Manning. Fratello di un grande quarterback, Eli Manning. L'aneddotica su di lui è sterminata. Raccontava Roberto Gotta che al primo giorno di college, tutti gli allenatori si videro costretti a tornare sui libri per rispondere alle domande poste dal freshman...
Un perfezionista in tutto e per tutto. Davvero, quando chiama lo schema si ha l'impressione che sia inclusa la pettinatura della signora in seconda fila e l'aggiornamento del software del palmare del tizio a fianco. Ma anche per questo, ammirazione e rispetto. Uno che ha una organizzazione mentale di quel tipo sa ciò che vuole e come ottenerlo.
Per non parlare del giocatore. Il braccio. La capacità di lettura. La leadership. E gli errori che te lo riportano a terra, fra gli umani.
E domenica prossima, per la prima volta in quattordici anni e 227 partite consecutive, ci sta che non ce la faccia a giocare per un problema al collo. Un grande in bocca al lupo, Peyton è una leggenda. E lo sa.
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