martedì 12 ottobre 2010

Liceo Classico - Latino e Greco

Ogni tanto metto da parte il tono pseudo politicamente corretto e mi permetto di andare giù di zappa, segnatamente se può scapparci una risata. Forse questo è uno di quei casi.

Una delle figure più esilaranti della mia adolescenza è stato senza ombra di dubbio il prof. di latino e greco del liceo, che è esattamente il tizio in foto. Era preceduto da una fama non proprio edificante e diciamo che ha onorato in pieno quanto si paventava.

La prima abitudine perlomeno discutibile può essere semplicemente definita come il racket delle ripetizioni. Si insediava in una nuova classe, e per il primo quadrimestre bastonava sistematicamente anche le virgole. Questa scrematura iniziale gli consentiva di farsi una idea di quella che era la fascia debole della classe, costituita banalmente da coloro che erano sotto il quattro e mezzo. Metodicamente convocava i genitori dei fortunati prescelti, lamentava la cronica carenza di basi, unita alla mancanza di buona volontà... Insomma il quadro era drammatico, e di solito investiva sia il latino che il greco. E magari al classico le due materie hanno il loro peso. A quel punto, avesse o meno il genitore chiesto un suo suggerimento per porre un rimedio alla situazione, immancabilmente lui si sentiva in dovere di fornire indicazione di un collega preparato e scrupoloso che ovviamente ricambiava il favore con i propri ciucci, come venivano collodianamente etichettati. Il tutto a prezzi tutt'altro che modici e ovviamente esentasse. Non scrivo altro per pudore.

Il secondo dato caratteriale veramente fastidioso era il comportamento pseudopaternalistico verso gli alunni. Anche qui erano discriminati quelli con i voti più bassi, apostrofati in modo non sempre urbano. E lasciamo perdere battutine e doppi sensi verso le ragazze, con comportamenti più di una volta almeno borderline.

A questo punto uno potrebbe chiedersi... "Ma porca miseria, voi non facevate nulla?". Inizialmente no, passata l'ondata di terrore iniziale quelli che navigavano sopra la sufficienza erano troppo troppo impegnati a ridere e a sfotterlo, mentre gli altri avevano la consapevolezza un po' amara di aver comunque pagato per un servizio, diciamo così. Va detto che il personaggio aveva un appeal comico terrificante. Sovrapposizione pressochè perfetta di due sfere, testa e trippa, quando lo vedevamo da lontano in corridoio che arrivava con la sua andatura caratteristica e sbuffando col sigaro, dava più l'idea del treno che non del prof. Le spiegazioni erano diventate difficili da seguire, se non altro per le lacrime agli occhi usate per reprimere le risate quando mimava, con indubbio talento partenopeo, tragedie sofoclee o satire di Orazio, quando accentava robustamente anche consonanti, quando si lasciava andare ad atteggiamenti anche fisiologici poco consoni ad un liceo bene della capitale.

Ma per saggezza dei proverbi, le vendette migliori sono quelle servite fredde.

Bon. Anno della maturità. Cena in pizzeria del centro. Essendo la mia classe ridotta ai minimi termini per precedenti robuste tornate di bocciature, coinvolgemmo anche i primini e quelli della seconda liceo, proprio per sostenibilità economica dell'impresa. Ad un certo punto M ed io ci assentiamo per un po' alla ricerca di un pusher di Guttalax aperto in zona. Rientriamo in pizzeria, con aria circo-e-spetta. La serata prosegue liscia fino alle ordinazioni, dove un po' timorosi un po' sfacciati ci avviciniamo al pizzaiolo per invocare quel minimo di complicità necessaria a quella che voleva essere una semplice ragazzata.
Il tizio ci risponde con aria sdegnata! "Ma per chi mi avete preso, ma che per le vostre cretinate da ragazzini io ci vado a rimettere il lavoro?" E poi, strizzando l'occhio..."Chi è la vittima?". Venimmo spudoratamente favoriti dalle circostanze. Il prof stava spanciato in posizione triclinium tra un paio di inconsapevoli sedicenni pure affumicate dall'immancabile fetentissimo sigaro. Noi, prendendo coraggio... "Quello che fuma il sigaro!". Il pizzaiolo, trasfigurato... "Quello????". Prende il Guttalax e ne spreme metà bottiglina sul calzone ordinato dal prof (tanto l'utile farmaco è inodore incolore e insapore). Noi temiamo che abbia esagerato, ma ormai siamo in ballo e balliamo... Dopo un'oretta di normalissimo clima conviviale, il prof comincia ad accusare un po' di disagio, diciamo così. Noi, facce da poker, continuiamo le nostre chiacchierate da maturandi anche con gli altri prof. Altri dieci minuti e la professoressa di Italiano ci annuncia che il prof le ha chiesto di riaccompagnarlo, che non si sentiva benissimo. Zitti, espressione imperturbabile. Solo un'anima candida che propone di accompagnare entrambi, noi lasciamo fare al fato, forse un testimone in più nemmeno guastava, ma tant'è.

Il mattino dopo...
"Professoressa, ma cosa aveva ieri sera il professore?"
"Ragazzi per l'amor di Dio sorvoliamo".

Priceless.

Peccato per l'innocente professoressa di Italiano, che credo abbia direttamente portato la sua A112 alla demolizione ;)


Nessun commento:

Posta un commento