lunedì 18 ottobre 2010

La comunicazione aziendale

La comunicazione nel contesto lavorativo è un punto imprescindibile, ormai. Essa influenza il modo in cui facciamo passare i nostri messaggi e indirettamente anche come questi verranno recepiti. Ancora più importante, è ormai invalso un modo comune di identificare contenitore e contenuti, soprattutto in un contesto in cui internet è il vettore principale delle comunicazioni, quando non direttamente il core business che si sta gestendo.

Insomma, devo tenere conto che dietro le mie mail ci sono io, e vengo percepito dagli altri di conseguenza. Vale la proprietà commutativa, ovvio.

Non essendo ormai più un pivellino, qualche cosa che almeno sembri una best practice nel tempo l'ho sedimentata. 

Fondamentale: verba volant, e-scripta manent. Questo significa prima di tutto che non si polemizza pressochè mai via mail. Qualora emerga la necessità di far valere le proprie ragioni, queste devono essere inattaccabili e comunque va fatto con il dovuto profilo basso. In caso contrario aumenterà di uno il numero di persone sedute sulla sponda del fiume ad aspettare la nostra deriva, ovviamente.
Ne consegue quindi che la sintesi è sempre ben accetta, quando riusciamo comunque a veicolare quanto necessario in modo completo. Non sono le email il posto per divagazioni letterarie, per diverbi interpersonali, per rifare la storia di un problema noto ab urbe condita. E peraltro: piano con le citazioni in latino, specialmente quando traballa lo scheletro della comunicazione anche in italiano. Si tollerano a fatica i termini tecnici mutati dall'inglese per necessità pratiche, ma non amo gli eccessi e cerco di fare una certa attenzione... In sostanza, oltre a formattazione tollero pochino.

Quindi mi ritrovo queste tre formule personali ormai codificate, a prescindere dall'interlocutore, singolo o gruppo, tecnico o gestionale.

Per tenere traccia viene solitamente incluso all'inizio della mail dopo un cortese saluto iniziale. Va letto come "Faccio il c@x*° che dico io, ritieniti fortunato che ti informo". Va da se che la prima formulazione dispone il lettore nello stato d'animo perfetto, tipo "magari a questo frega anche qualcosa della mia risposta..."

Grazie anticipatamente viene untuosamente messo verso la fine del messaggio, qualora vi sia necessità di segnalare che il processo oggetto della comunicazione è bloccato in attesa che il ricevente versi il suo obolo di conoscenza e mi permetta di proseguire. Leggibile come un "Ancora non l'avete fatto?"

In attesa di riscontro è palesemente un peggiorativo della precedente. Molto vicino a "Mi sto dirigendo presso i tuoi quartieri. Scegli se fornire le tue giustificazioni ad un pitbull molto motivato o la demolizione a testate di tutto quanto si trovi a portata. Cordialità"

Il tutto in buon italiano, pare chiaro :)

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