venerdì 25 novembre 2011

La civiltà dell'attimino

Inizio assolutamente in maniera seria e istituzionale...


Testo tratto dal Portale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, www.treccani.it




http://www.treccani.it/vocabolario/ortografia/


Come si vede dalla sobria eleganza dell'immagine, alla voce ortografia un vocabolario di riconosciuta autorevolezza riporta una definizione inequivoca: l'insieme delle regole sottese alla struttura linguistica di base. Il modo per assemblare le varie parti dell'edificio perchè questo non cada. L'etimologia è così trasparente: scrittura corretta.

L'ortografia è forse il primo insieme di regole con cui ognuno di noi si trova a fare i conti nell'arco della propria vita al di fuori del contesto familiare. Quando ti confronti con l'ortografia ormai ti hanno consegnato al mondo. E' un po' come il codice della strada: una bella costruzione, coerente e corretta, che se osservata e rispettata con costanza permette l'utilizzo e la fruizione di qualcosa in un modo accettato e condiviso da tutti. Vale sia per la strada che per la lingua scritta o parlata. 

Uff. Che introduzione parafilosofica che è uscita. Tento di tirarmene fuori. Non per sterile esercizio di purismo (può capitarmi tranquillamente di utilizzare termini in maniera less than optimal), ma nel tempo m'è venuta una robusta intolleranza verso una lunga serie di violenze perpetrate ai danni della lingua italiana, che di suo resta uno strumento espressivo veramente affascinante.

Dove il fastidio diventa quasi fisico è per tutti quei termini che l'abbassamento del livello culturale medio ha dirottato verso una diversa riscrittura del termine stesso, o verso un utilizzo semanticamente differente dall'originale.

Esempio facile. Se in terza elementare avessi scritto famigliare in luogo di familiare, la mia eccezionale (ancorchè acidina) maestra avrebbe calato impietosa la scure del 4. Anche solo con quell'errore lì. L'etimologia è chiara. Si accetta ovviamente che il derivato diretto da familia,ae sia famiglia. Ma per il resto no, diamine. Familiare, familistico, familiarità, familismo (amorale...). Familiare ormai è caduto. Aspetto con paura il resto...
E questa superficialità, queste continue deroghe alla correttezza nell'uso e nella scrittura dei vocaboli sono ormai problemi generalizzati. Fior di laureati che dicono con regolarità "dovrò disdettare l'abbonamento", "avrò cura di redarre il verbale della riunione". Senza contare l'italianizzazione di termini stranieri. Se sento qualcosa che eccede la soglia della formattazione comincio a manifestare insofferenza.

E il diminutivo generalizzato, da captatio benevolentiae... Aspetta un attimino, mi servirebbe un aiutino. Da orticaria, proprio. Anche se ortographically correct, è un atteggiamento che denota una pochezza di ricerca del vocabolo e una pigrizia nella sfera del pensare che mi intristiscono

Il top.
Aereoporto. Attendo di imbarcarmi. Due manager di fascia media che parlottano sulla qualità dei regali ottenibili coi punti delle compagnie aeree. Legittimo. Lui che tutto contento racconta del prossimo viaggio a Tokio. Lei che racconta del suo precedente viaggio a Tokio. Scossa di terremoto in aereoporto "Guarda, non ci crederai, come se non stesse succedendo nulla. Lì sono così abituati che è tutto procedimentalizzato!"
Mi giro. Ostentatamente la squadro da capo a piedi. E' perchè sono un non violento, in fondo. 

Siamo partiti da famigliare. Non lo scriverò mai, non mi piace. Ma è riportato dai dizionari (non come grafia principale). Siamo arrivati a procedimentalizzato 

Procedimentalizzato no. E' da punizione fisica.

L'immagine riportata nel post viene utilizzata con espressa autorizzazione dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana, a cui invio un ringraziamento per la cortesia con cui hanno accolto la mia richiesta.

E' vero! :)


1 commento:

  1. Ciao, seguo il tuo blog da poco tempo, per cui non so di che ti occupi, ma se vivessi un solo giorno lavorativo nella mia azienda rischieresti il suicidio. Nelle normali attività si parte dal minimo addomesticamento di termini inglesi (come quelli da te citati, ma non solo), alle peggiori distorsioni possibili della nostra povera lingua.

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