mercoledì 11 aprile 2012

Armadi, cassetti, scaffali e ricordi

Vi capiterà ogni tanto di riordinare in casa in maniera radicale, no?
E quante volte la sacra missione viene interrotta da questa o quella cosa che cattura l'attenzione per i più svariati motivi? Poi alla fine i motivi sono più o meno riconducibili al termine ricordo. Sicuramente le fotografie fanno in questo caso la parte del leone. Persone, posti, affetti, amori, risate. E proprio per questo le fotografie hanno vinto in partenza, in questo contesto. Chi di noi non si ritrova una fotografia al parco, chiuso in un passeggino, con un cappellino improponibile in testa, o chi di noi non tira un sospirone su quella foto dei genitori o dei nonni in bianco e nero, che stanno lì e ci ricordano un po' della nostra storia? Proprio per la loro ovvia espressività, le foto andrebbero trattate con la giusta devozione, a parte.

Qui è proprio l'oggettistica in sè che mi acchiappa. E' quasi un post intimistico e di solito non ne scrivo. 
Ma cavolo, spesso mi succede di dover risistemare qualcosa e di imbattermi in altro, che gioco forza mi porta gradevolmente fuori tema. 
E alla fine tiro fuori un elenco di cose che non voglio dire che mi definiscano o che siano parte di me. Ma sono cose che mi fanno pensare, sorridere, ricordare. E che porterei con me fra una fase e l'altra della vita

Un po' di esempi, a capirsi. Ordine rigorosamente casuale.

La mia penna stilografica. Una spettacolare Mont Blanc Meisterstuck, regalatami per la laurea dal professore universitario con cui mia mamma ha lavorato per circa trent'anni. Un oggetto esteticamente superiore, va detto. Il pennino con la punta in oro, numerato. La bottiglina da cui aspirare l'inchiostro. E la voglia di scriverci, prima o poi, qualcosa di bello magari senza macchiarmi le dita di inchiostro per imperizia.

Brillare di luce propria...

Le maglie da football. Una piccola collezione, nemmeno troppo piccola. Due perle, talmente nella leggenda che mi piace indicarle quasi come fossero vini. La Tredici Bianca di Dan Marino, 1984. La Sedici Rossa, Joe Montana, 1990. Non è roba per profani, mi pare ovvio.

La Tredici Bianca
Il coltellino svizzero. Ovviamente Victorinox, regalo di mia moglie. Ho perso il conto delle funzioni installate. Il cavatappi, la penna, il minicacciavite piatto, il cacciavite a stella, il desquamatore da pesce con annesso tool per rimuovere l'amo (sostituendolo con un più congruo la stimo profondamente). Seghetto da legno, lima con righello in centimetri da una parte e pollici dall'altra. E l'immancabile ago per pulire il getto d'acqua sul parabrezza. Fantastico!

La cassetta dei ferri da tasca

Qualche quadernino di italiano delle elementari tenuto in un ordine maniacale, con cui mi bullo con mia figlia tutte le volte che la colgo in flagrante mentre cancella sui suoi :)

Un diario scolastico su cui sorvolo, che avalla comunque l'idea che un diciottenne a volte ha problemi neurali seri.

Autografi sparsi. Non sono mai stato un cacciatore di autografi, ma qualcuno me lo sono ritrovato. Jim Plunkett, fresco di titolo coi Raiders. Sebino Nela, vai a capire i casi della vita, su uno strappo di blocco note. E giuro che non mi ricordo l'occasione. La Roma di fine anni Settanta, gentile omaggio di Roberto Cavallo Pazzo Scarnecchia, ala sinistra dell'epoca, che conoscevo per frequentazioni familiari. I Miami Dolphins del 1984, procuratami dalla mamma di un mio compagno di classe che lavorava all'ambasciata americana. Quelli restano i Dolphins più forti che io abbia mai visto giocare, con Dan Marino a lanciare e una vera e propria leggenda ad allenare: il grande Don Shula, quello della perfect season. Una garanzia, come mi avrebbero fatto notare anni dopo i miei amici insubri (cfr. "Ches chi l'è un Shula").

Sono curioso su cosa uscirà fuori al prossimo giro...


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